Attorno al pozzo dove domenica scorsa è precipitato il piccolo Julen i mezzi escavatori gialli e rossi vanno avanti e indietro. Stanno cercando di abbassare di trenta metri il livello da cui poi si partirà a scavare.
Una volta tolta una quantità sufficiente di terra si ricomincerà a puntare verso il sottosuolo: sarà in quel momento che partirà la perforazione che cercherà di consentire ai soccorritori di raggiungere il bimbo spagnolo di due anni e mezzo, intrappolato in un buco stretto e profondissimo, 25 centimetri appena di larghezza che si incuneano giù per centosette metri. Il lavoro procede senza sosta, nonostante l’oscurità e il rischio di pioggia delle prossime ore.
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Le operazioni di soccorso a Totalán, vicino a Malaga, sono complicate: oltre alle dimensioni contenute del pozzo, a ostruire il buco in cui il piccolo è caduto mentre giocava ora c’è un tappo di terra e pietre a circa due terzi della profondità. Appurata l’impossibilità di proseguire lungo quel percorso, i soccorritori hanno deciso di cambiare strategia: per questo motivo ora stanno scavando altri tunnel.
L’ultimo piano elaborato il 17 gennaio, annunciato dall’ingegnere Ángel García, prevede di perforare il terreno creando due buche parallele al pozzo in cui si trova Julen, a una distanza di circa 3,5/4 metri. Poi, una volta giunti alla profondità giusta, si cercherà di raggiungere il bimbo grazie a due tunnel orizzontali delle dimensioni di di 1 metro per 1,20. A occuparsi dei lavori di scavo delle gallerie ci sono anche un gruppo di minatori giunti dalle Asturie e la Stockholm Stockholm Precision Tools AB, l’azienda svedese che intervenne per salvare i 33 minatori cileni rimasti intrappolati nel terreno nel 2010.
Una corsa contro il tempo
Grazie al robot sonda che ha percorso il pozzo in cui è caduto il bimbo fino al punto in cui il passaggio è ostruito, sono stati trovati alcuni capelli. Il test del dna ha consentito di certificare la presenza del piccolo in quello spazio così angusto. I soccorritori non sono però ancora riusciti a mettersi in contatto con Julen, le cui condizioni di salute al momento sono sconosciute.
Di certo c’è che le operazioni di salvataggio dureranno ancora molto: “Parliamo di giorni, non di ore”, il commento di Lopez-Escobar che a La Vanguardia ha indicato sabato o domenica come i giorni del possibile contatto con il bimbo spagnolo. “Tenete però presente che, in condizioni normali, un’operazione simile richiederebbe mesi”, le sue parole. Un’ulteriore dimostrazione della drammatica eccezionalità del tentativo di salvataggio.
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