Articolo aggiornato alle ore 12,46 del 12 febbraio 2019.
La linea, alla fine, la illustra al Senato il titolare della Farnesina, competente in materia. Il governo italiano “ritiene che le elezioni presidenziali dello scorso maggio in Venezuela non attribuiscono legittimità democratica a chi ne è uscito vincitore, cioè Nicolas Maduro”, scandisce il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, in una comunicazione alla Camera sulla crisi in Venezuela. Per questo, “il governo italiano”, spiega “chiede al più presto nuove elezioni presidenziali democratiche in Venezuela” perché “gli elettori venezuelani devono tornare padroni di scegliere chi li rappresenta e governa”. Punto primo: no alle violenze da qualsiasi parte arrivino, ma Maduro non è il presidente legittimo.
Punto secondo: La posizione dell’Italia sulla crisi venezuelana è “coerente con il comunicato del Gruppo di contatto di Montevideo e con la dichiarazione del 26 gennaio dei Paesi europei”. Non solo: “Il governo ha tenuto al corrente con trasparenza i nostri alleati tradizionali, l’Unione europea, gli Stati Uniti e le Nazioni Unite”.Vale a dire: rientriamo nell’ortodossia europea e occidentale, nessuno strappo. Infine “il governo si sta attivando per tutelare la sicurezza e gli interessi dei nostri connazionali residenti in Venezuela e delle aziende italiane. È un dovere verso i nostri compatrioti che si trovano in una situazione cosi difficile in questo Paese, così come verso la comunità di origine italiana”.
L’imprimatur di Lega e M5S, in assenza di Di Maio
Prima dell’inizio dell’intervento, le forze della coalizione gialloverde avevano trovato un accordo sulla crisi venezuelana. che le aveva viste su fronti diversi nelle ultime giornate. M5s e Lega impegnano ora il governo “a sostenere gli sforzi diplomatici anche attraverso la partecipazione a fori multilaterali, al fine di procedere, nei tempi più rapidi, alla convocazione di nuove elezioni presidenziali che siano libere credibili e in conformità con l’ordinamento costituzionale”. Il via libera alla formula è stato dato dal premier Giuseppe Conte, lo stesso Moavero Milanesi, e il vicepremier Matteo Salvini. Mancava il capo politico dei grillini, Luigi Di Maio.
Ad ogni buon conto, ieri Matteo Salvini aveva incontrato la delegazione inviata dall’autoproclamato presidente a interim Juan Guaidò.
Salvini sente il presidente ad interim
Aveva detto Salvini al termine dell’incontro: “Non sono io a decidere chi fa il presidente del Venezuela ma ritengo mio dovere incontrare una delegazione del Parlamento venezuelano che è l’unico organismo legittimamente in carica visto che il presunto presidente Maduro non è presidente per la comunità internazionale”. I suoi interlocutori erano Francisco Jose Sucre Giffuni, presidente della commissione Affari esteri dell’Assemblea nazionale venezuelana, Antonio Ledezma, ex sindaco metropolitano di Caracas e Rodrigo Diamanti, rappresentante europeo del Venezuela per gli aiuti umanitari. Inoltre durante il faccia a faccia si era aggiunta una telefonata con lo stesso Guaidó, e Salvini ne aveva approfittato per ribadire “la dura presa di posizione nei confronti di Maduro ed il pieno sostegno al percorso costituzionale per arrivare al piu’ presto ad elezioni libere”.
Il ministro dell’Interno, ha fatto sapere successivamente il Viminale, ha anche assicurato “la massima attenzione affinché venga salvaguardata l’incolumità di Guaidó e della sua famiglia in questa fase di delicata transizione per il paese sudamericano”. I venezuelani – secondo la stessa fonte – “hanno espresso riconoscenza a Salvini per la vicinanza e solidarietà dimostrate e l’attenzione per risolvere l’attuale crisi umanitaria che sta colpendo tutti i venezuelani e più di 100 mila italiani che vivono in Venezuela”. La delegazione, che in Vaticano aveva in mattinata ricevuto ancora una volta la raccomandazione di una “soluzione pacifica alla crisi”, si è poi recata alla Farnesina, dove è stata accolta anche a nome del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Maduro mostra i muscoli
Nicolas Maduro, intanto, ha avviato nello stato di Miranda, vicino Caracas, le esercitazioni militari ‘Bicentenario de Angostura 2019’, definite dallo stesso leader “le più grandi della nostra storia”. Maduro incassato il sostegno dei Paesi della Comunità per lo sviluppo dell’Africa meridionale (Sadc), che conta conta 16 Stati membri: Angola, Botswana, Comore, Repubblica Democratica del Congo, Swaziland, Lesotho, Madagascar, Malawi, Mauritius, Mozambico, Namibia, Seychelles, Sudafrica, Tanzania, Zambia e Zimbabwe.
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