Grande vittoria del partito della destra populista Forum per la democrazia, nato appena due anni fa, raddoppio dei consensi per i Verdi, la coalizione del governo guidata dal popolare Mark Rutte che perde la maggioranza, la decisa flessione dell’ultradestra xenofoba di Geert Wilders: le elezioni provinciali nei Paesi Bassi, in qualche modo “oscurate” dall’attentato di Utrecht, si sono trasformate in un terremoto politico.
Un voto che incorona Thierry Baudet, leader del Forum per la democrazia, nuova star della galassia populista: anti-europea, ostile all’immigrazione e contraria alla politica di difesa del clima, due anni fa la formazione era entrata nella Camera bassa del Parlamento con appena due deputati. Oggi fa il suo ingresso nella Camera alta – eletta dai rappresentanti delle assemblee provinciali – potendo contare su 12 seggi su complessivi 75, prevalentemente a spese del Partito per la liberta di Wilders (Pvv), che da 9 cala a 5 seggi.
Anche i popolari di Rutte (Vvd) si vedono assegnati 12 seggi. I quattro partiti della sua coalizione complessivamente (popolari, cristiano-democratici, liberal-progressisti e calvinisti dell’Unione cristiana) arrivano complessivamente solo a 31 seggi contro 38: In sostanza, Rutte adesso è costretto a cercare nuovi alleati. “Dobbiamo metterci seriamente al lavoro”, ha detto il premier dopo la chiusura delle urne. L’opzione più probabile, a questo punto, sono gli ambientalisti di sinistra di GroenLinks, l’altro grande vincitore delle elezioni, che con 9 seggi vedono raddoppiati i propri seggi.
La nuova stella del sovranismo europeo
La partita non è facile. In passato il leader del Forum aveva fatto campagna per una “Nexit” – ossia l’uscita dei Paesi Bassi dall’Ue, sul modello della Brexit – anche se ultimamente di fronte al perdurante caos e alle incertezze britanniche la richiesta si è perduta nel vuoto. Molto discusse, oltre le sue posizioni controverso sull’immigrazione, sono le sue esternazioni in tema clima: secondo Baudet una politica ecologica “non porta niente al pianeta ed oltretutto è troppo costosa”. In qualche modo, questo voto sembra segnare un mutamento di paradigma: a detta degli analisti, il suo populismo è tuttavia meno “radicale” di quello di Wilders e forse più appetibile per i ceti medi.
Thierry Baudet
Di fatto, il leader del Forum è il protagonista assoluto di queste ore. Di bell’aspetto il 36enne Baudet ama fare citazioni in latino, legge testi di filosofia e dopo l’attentato di Utrecht, nel quale sono morte tre persone, non ha mancato di attaccare il governo per quella che secondo lui è la “politica delle frontiere aperte”. Le sue esternazioni contro le “elites, gli accademici, i politici di professione e i giornalisti” hanno punteggiato la campagna elettorale.
“Oggi abbiamo vinto la prima grande battaglia”, ha detto Baudet subito dopo i primi risultati. Di fronte ai suoi sostenitori, ha detto che che i partiti al governo sono stati puniti “per la loro arroganza e stupidita'”, ribadendo che è “una vergogna” che “stupratori e ladri” possano aggirarsi “liberamente” per il Paese, ancora una volta un riferimento all’uomo accusato di aver sparato sul tram ad Utrecht.
Dopo l’attentato tutti gli altri partiti avevano sospeso la campagna, eccetto il Forum. Partito che, a quanto afferma l’istituto demoscopico Ipsos, ha sottratto un 30% dei voti dai populisti di Wilders. Con ben 30 mila iscritti conquistati in soli due anni, quello del partito di Baudet era un boom annunciato. Che oggi viene analizzato con attenzione anche a Bruxelles.
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