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Una scena di ‘Titanic’
Cinque cucine, sessanta tra chef e assistenti, montagne di ostriche e il Clover Club per concludere la serata. Centosette anni dopo la tragedia dell’affondamento del Titanic, in cui morirono 1516 persone sui 2224 a bordo, un libro affronta uno degli aspetti che più riportano il gusto della vita reale che si respirava a bordo, prima che il transatlantico partito dall’Inghilterra e diretta a New York finisse contro un iceberg, alle 23.40 del 14 aprile 1912.
Il documento principale è l’ultimo menù, che un passeggero della classe lusso, Irwin Flynn, si era infilato in una tasca interna del cappotto, dopo aver finito di cenare ed essersi ritirato in cabina, poco prima della collisione. Flynn sopravvisse, conservando l’unica cosa che era riuscito a portare con sé: il foglio del menù, adesso svelato in un libro scritto dall’esperta di gastronomia, Veronica Hinke, dal titolo “The Last Night on the Titanic: Unsinkable Drinking, Dining and Style” (Edito da Regnery History), che riporta anche il menu’ delle altre classi di viaggio, rimasti intatti grazie ai sopravvissuti.
In prima classe, dedicata ai clienti più prestigiosi, l'”inaffondabile cena”, come recita il titolo, prevedeva dieci portate. Gli antipasti partivano dalle ostriche (alla partenza da Southampton erano stati messi in stiva 1200 chili di ostriche), poi “consommé Olga”, brodo di carne a base di vino e verdure, salmone con crema di cetrioli, uova, succo di limone e burro fuso. Le portate erano solo l’inizio, perché poi venivano i primi: gli ospiti potevano scegliere tra filetto coperto da foie gras e tartufo, pollo alla Lionese cotto nell’aceto di vino rosso. Tra i secondi, agnello con salsa alla menta, roast beef e petto d’anatra. Il tutto bagnato da vini pregiati e birra chiara.
Dopo essersi ripuliti il palato con un bicchiere di rum, limone, albume e champagne, il finale prevedeva asparagi e una selezione di dessert, tra cui la classica crema di gelato. Per i passeggeri delle altre classi, abbondavano patate fritte, carne di montone grigliata e un buffet di verdure e gamberetti stufati.
Il dopo-cena a base di un drink riservato solo ai clienti più ricchi. Il Clover Club, gin, sciroppo di lampone e bianco d’uovo. Nell’immaginario del barman, che l’aveva scoperto in un bar nel Bronx, rappresentava il modo migliore per prepararsi, con stile, a un’altra notte a bordo della più celebrata nave del tempo.
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