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Le statue degli apostoli prima del trasporto a terra per il restauro
Dal 1860 non avevano mai abbandonato la sommità di Notre Dame. Mai fino a giovedì scorso, l’11 aprile, quando una gru alta più di cento metri si era arrampicata fino alla base della guglia per prelevarle, facendole danzare nel cielo di Parigi prima di finire in Dordogna, non lontano da Bordeaux, dove ora si trovano per un lavoro di restauro.
Prenez de la hauteur… 16 statues d’apôtres et d’évangélistes sont descendues aujourd’hui, sous un magnifique soleil, des hauteurs de @notredameparis. Revivez en images ce moment magique. pic.twitter.com/0xZg3JOM9L
— Diocèse de Paris (@dioceseparis) 11 aprile 2019
Per centoventi anni le statue in rame dei dodici apostoli, alte tre metri e mezzo e dal peso di 250 chili l’una, e quelle più piccoline dei quattro evangelisti (un metro e mezzo circa) erano rimaste lassù, a circa 60 metri di altezza, con lo sguardo rivolto verso i tetti di Parigi. Osservavano la città, secondo alcuni la proteggevano, di certo vegliavano sulla capitale francese.
Una soltanto era girata al contrario: quella di San Tommaso, che invece guardava la cima della guglia; una statua speciale, unica in ogni senso: il volto raffigurato, infatti, riproduce le fattezze di Viollet-le-Duc, l’architetto che a metà Ottocento si occupò del restauro della chiesa gotica parigina.
Il miracoloso tempismo del restauro
Dopo oltre un secolo e mezzo, per i sedici artefatti era appena arrivato il momento di lasciare Parigi e la cattedrale in direzione Socra, la società specializzata nel restauro e conservazione di monumenti storici che in passato aveva già curato gioielli francesi, come il portale della cattedrale di Bordeaux e i marmi di Versailles, e internazionali (lavorando in Uzbekistan, Belgio e Serbia).
Le statue erano così apparse in volto nel cielo di Parigi mentre scendevano verso il suolo con le teste staccate dal corpo per tutelarne l’integrità nel corso di un intervento delicato. Opere d’arte in rame, originariamente dal colore simile al bronzo ma oggi divenute verdi per effetto dell’ossidazione.
Sarebbe dovuto essere un breve periodo di lontananza dalla cattedrale, qualche mese per far tornare sia le statue che alla guglia all’originario splendore. Così invece non sarà: le statue sono salve, di Notre Dame resta lo scheletro.
Forse un giorno gli apostoli e gli evangelisti torneranno nella loro collocazione ai piedi di quella guglia che oramai non esiste più, ma in ogni caso bisognerà attendere che l’edificio venga ricostruito, cosa che il presidente Emmanuel Macron ha già promesso: questione di anni, forse di decenni.
L’intervento, spettacolare, che aveva consentito di prelevare le statue era stato definito “un evento eccezionale e magico” da Marie-Hélène Didier, la curatrice generale del patrimonio di Notre Dame. Per la prima volta, infatti, sarebbe stato possibile vedere da vicino queste opere: due di loro, già da giugno, sarebbero dovute essere esposte nel coro della cattedrale, per poi tornare insieme a tutte le altre al loro posto nel 2022.
Un lavoro da 800 mila euro che avrebbe dovuto far tornare la monumentale chiesa al suo splendore originario, ma che invece l’ha ridotta in cenere.
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