Un drammatico report del Consiglio d’Europa sulla Grecia attesta che il rigore imposto dagli eurocrati spietati di Bruxelles ha prodotto violazioni dei diritti umani. Senzatetto, suicidi, malattie mentali, tubercolosi e HIV in vertiginoso aumento
Il 4 luglio scorso il Commissario Ue Pierre Moscovici annunciava senza nascondere un leggero autocompiacimento: “Alla fine dei tre programmi di salvataggio la Grecia è di nuovo un Paese normale dell’Eurozona”. Solo pochi giorni prima, il 29 giugno, la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunja Mijatović aveva concluso la sua missione in Grecia. Tre giorni fa è stato diffuso il report del suo viaggio e il responso è spietato: le misure di austerità attuate da Atene su ”richiesta” della Troika hanno integrato una violazione dei diritti umani. Dal 2010 al 2018 lo Stato ellenico ha beneficiato (si fa per dire) di 288,7 miliardi di aiuti da parte di Commissione Ue, Fmi e Bce, vincolati all’approvazione di quindici pacchetti di austerità approvati dal Governo greco. Secondo Moscovici, “le vaste riforme condotte hanno gettato le basi per una ripresa sostenibile”, consentendo alla Grecia di essere “di nuovo un Paese normale”.
Per capire quanto sia “normale” la vita dei cittadini greci dopo l’iniezione violenta di austerità, in particolare nelle fasce più deboli della popolazione, bastano alcuni dati ben riassunti dall’indagine svolta dalla Commissaria Mijatović del Consiglio d’Europa, la principale organizzazione (estranea alle istituzioni di Bruxelles) in difesa dei diritti umani, democrazia e Stato di diritto.
Proviamo a metterli in fila: in sei anni il numero dei senzatetto è quadruplicato, passando da 11mila a 40mila; i furti di elettricità da parte di cittadini impossibilitati a pagare le bollette sono aumentati di quasi il 1000% dal 2008 al 2016; il sistema sanitario greco è gravemente sottofinanziato, con una spesa sanitaria pubblica di circa il 5,2% del PIL, molto inferiore alla media UE del 7,5%; più della metà dei greci nel 2017 soffriva di problemi di salute mentale, con stress, insicurezza e delusione tra le cause più citate; i suicidi sono aumentati del 40% tra il 2010 e il 2015, con la mortalità per suicidio arrivata al tasso medio annuo del 7,8%, rispetto all’1,6% prima della crisi; il finanziamento degli ospedali pubblici è diminuito più della metà dal 2009 al 2015.
In pratica, uno scenario apocalittico. Secondo Mijatović, in Grecia l’austerità ha messo a rischio in particolare il diritto alla salute e il diritto all’istruzione. Quanto al primo, è stata paralizzata “la capacità del sistema sanitario di rispondere ai bisogni della popolazione, aumentando allo stesso tempo le necessità di cure”. E aggiunge: “Come ha rilevato la Panhellenic Medical Association, il sistema sanitario è sull’orlo del collasso”.
L’impatto delle misure economiche restrittive ha avuto effetti devastanti anche sulla salute mentale dei cittadini greci, “notevolmente deteriorata, con la depressione particolarmente diffusa a causa della crisi economica”. Non solo: “Di conseguenza, la maggior parte degli ospedali psichiatrici è sovraffollata, il che contribuisce al deterioramento delle condizioni all’interno di queste strutture”. I rapporti studiati dalla commissaria per i diritti umani indicano anche che dal 2010, anno dell’inizio del periodo di austerity, il numero di ricoveri forzati è “aumentato drammaticamente”: la maggior parte di questi pazienti è fatta da persone disoccupate, ex uomini d’affari poi finiti in bancarotta o genitori che non sanno più come sfamare i propri figli, scrive Mijatović. Pazienti che, beninteso, in precedenza non hanno mai mostrato segni di insanità mentale.
Il Commissario ha poi rilevato come nel corso degli anni più difficili siano stati segnalati “picchi nei tassi di HIV e di tubercolosi tra i consumatori di droghe” dopo il taglio di un terzo dei finanziamenti ai programmi di assistenza per i giovani a rischio. In sintesi, conclude Mijatović, le misure d’austerità e le loro conseguenze concrete sulla popolazione “minano il diritto alla salute sancito dall’articolo 11 della Carta sociale europea, di cui la Grecia è parte”.
Un capitolo a parte è poi dedicato all’istruzione, altro diritto che i tagli al bilancio pubblico hanno messo a rischio. Le risorse destinate al Ministero dell’Istruzione greco sono state ridotte da 5.645 milioni di euro nel 2005 a 4.518 milioni di euro nel 2017. “Pertanto, i tagli al bilancio hanno gravemente colpito il personale docente, che è stato significativamente ridotto, così come la retribuzione degli insegnanti pur vedendo esteso il loro orario di lavoro”. La crisi economica ha avuto un impatto negativo, secondo il Consiglio d’Europa, sulla qualità dell’istruzione e sull’apprendimento. La commissaria, in più parti del suo report, si dice “particolarmente preoccupata” per le condizioni della popolazione greca. Per fortuna, a Bruxelles c’è chi ritiene ad Atene e dintorni la vita sia tornata alla normalità.
Fonte: huffingtonpost.it