(Afp)
Theresa May
Il ‘piano B’ di Theresa May in realtà non c’è: è il ‘piano a’, ma senza il backstop o comunque con modifiche al contestato meccanismo che rischia di spaccare il partito Tory. Ma siccome a Bruxelles finora si sono mostrati irremovibili, la strada rimane tutta in salita.
Oggi la premier ha aggiornato la Camera sullo stato dell’arte e ha promesso un approccio più “flessibile, aperto e inclusivo”.
Per questo continuerà i colloqui con gli esponenti dei diversi schieramenti, si vedrà anche con leadership di Irlanda del Nord e Galles. Dopo i colloqui, con in mano i risultati degli incontri a Londra, andrà a Bruxelles per ottenere modifiche al backstop. Downing Street ha negato le ricostruzioni di alcuni media, secondo i quali la premier vorrebbe proporre modifiche all’accordo di pace irlandese del Venerdi’ Santo, risalente al 1998, per mantenere aperto il confine tra l’Irlanda del Nord e la Repubblica di Irlanda. Dal canto suo, Dublino ha precisato che non ci saranno colloqui bilaterali con Londra.
Naufraga l’ipotesi di accordo bilaterale
L’ipotesi di un accordo bilaterale tra Regno Unito e Irlanda sulla frontiera con l’Irlanda del Nord è stata esclusa anche dal capo negoziatore dell’Ue sulla Brexit, Michel Barnier. Bruxelles del resto continua a rispedire la palla in campo britannico: “Non cercate risposte a Bruxelles. Questo è il momento che Londra parli, non noi”, ha chiarito il portavoce della Commissione, Margaritis Schinas. Il ministro degli Esteri polacco, Jacek Czaputowicz, a Bruxelles per il consiglio Affari esteri, ha rotto i ranghi Ue e ha proposto un limite di 5 anni al backstop.
Boris Johnson, che da tempo insidia la leadership di Theresa May, ha apprezzato la linea scelta invitandola a chiedere “modifiche legalmente vincolanti”. Cautamente positivo anche il capogruppo degli unionisti nordirlandesi del Dup, Nigel Dodds. Negativo invece il giudizio sull’ostinazione di May da parte di tutti i partiti di opposizione (Labour, LibDem, indipendentisti scozzesi), i quali l’hanno accusata di aver in sostanza confermato le sue chiusure: Corbyn ha parlato ironicamente di Giorno della Marmotta e l’ha invitata ad “accettare la realtà” e “accantonare le linee rosse” di un accordo “inaccettabile”.
May esclude un secondo referendum
May ha anche escluso un secondo referendum, che danneggerebbe la coesione sociale, e il rinvio dell’uscita del 29 marzo con la proroga dell’art 50. La premier ha pero’ confermato che è stata revocata la tassa per la registrazione dei cittadini Ue immigrati in Gran Bretagna.
Per adesso, comunque i tempi si allungano. Il 29 gennaio i Comuni non terranno un voto decisivo come quello della settimana scorsa, quando venne clamorosamente battuta, grazie a un plotone franchi tiratori ‘hard brexiter’ interni al suo partito e ai 10 deputati del Dup. Si tratterà di un voto non vincolante, quello decisivo non è atteso prima di febbraio. I mercati per ora reggono, la sterlina in serata era in ripresa.
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