In Libia si continua a combattere a sud di Tripoli e i due contrapposti schieramenti rivendicano il controllo dell’aeroporto di Tripoli. È caduto per ora nel vuoto l’appello del Consiglio di sicurezza dell’Onu, che ha chiesto all’Esercito nazionale libico, la forza che fa capo al generale Khalifa Haftar, che controlla la Cirenaica, di fermare l’avanzata sulla capitale, difesa dalle milizie vicine al premier del governo di accordo nazionale riconosciuto dall’Onu, Fayez al Serraj.
Secondo quanto riferito da al Jazeera, caccia del governo hanno bombardato posizioni dell’esercito di Haftar a Mizda, a sud di Gharyan e Souq Al-Khamis, sud-est di Tripoli, senza causare vittime. I raid contro le forze dell’uomo forte della Cirenaica sono stati confermati anche dal Libya Observer, che ha registrato bombardamenti anche sull’altopiano del Gebel Nefusa.
Principale teatro dello scontro è l’aeroporto internazionale di Tripoli, chiuso nel 2014, che entrambe le parti hanno annunciato di aver conquistato. È stato prima il portavoce delle forze di Haftar, Ahmed al-Mismari, citato dal portale Alwasatad assicurare che lo scalo è controllato dall’Esercito nazionale, che ha inoltre messo le mani sulle città di Tarhouna e el-Azizia, vicino a Tripoli. Ma allo stesso portale il ministro dell’Interno, Fathi Bashaga, ha annunciato che le forze governative hanno ripreso il controllo dello scalo e della strategica località di Qasr Bin Ghashir, molto vicina all’aeroporto, che in linea d’aria dista meno di 30 chilometri da Tripoli.
Le stesse forze armate del generale Haftar denunciano di aver subito un attacco aereo a una cinquantina di chilometri a sud di Tripoli. L’aereo, dicono, è decollato da Misurata, le cui milizie sono per lo più fedeli al governo di unità nazionale. La Forza di Protezione di Tripoli, un’alleanza di gruppi armati fedeli a Serraj, ha confermato che attacchi aerei “energici” sono stati effettuati contro l’aeroporto. “Le bande del nemico si stanno allontanando su tutti i fronti”, ha scritto la Forza di Protezione di Tripoli sulla sua pagina Facebook.
Un portavoce dell’Eni ha assicurato che “la situazione nei campi è sotto controllo”: “Stiamo monitorando l’evolversi della situazione con molta attenzione”, ha aggiunto, spiegando che la compagnia petrolifera “non ha personale attualmente presente a Tripoli”.
La crisi libica è anche oggi sul tavolo della ministeriale G7 a Dinard, in Bretagna, alla quale partecipa il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, che ieri ha lanciato un appello per lo stop alle operazioni militari. Intanto Human Rights Watch ha lanciato l’allarme abusi sui civili, chiedendo alle due parti in conflitto di rispettare il diritto bellico. L’organizzazione ha avvertito che esiste una nutrita documentazione di attacchi indiscriminati ai civili ad opera delle forze di Haftar, “esecuzioni sommarie di combattenti catturati e detenzioni arbitrarie”, ma abusi sui civili si segnalano tra i miliziani del governo di accordo nazionale.
La conferenza nazionale della Libia si terrà comunque a metà aprile, nonostante l’escalation militare nel Paese, ha assicurato l’inviato delle Nazioni Unite per la Libia, Ghassan Salamé. “Siamo determinati a organizzare” questa conferenza interlibica “nei tempi previsti”, tra il 14 e il 16 aprile, “a meno che non ce lo impediscano circostanze di forza maggiore”, ha detto in una conferenza stampa a Tripoli.
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