Il tribunale distrettuale di Gujrat, nel Nord-Est del Pakistan, ha assolto tutti gli 11 imputati per l’omicidio di Sana Cheema, la ragazza uccisa prima di rientrare a Brescia, doveva viveva, perché voleva sposare il fidanzato italiano. Per il giudice non c’erano prove sufficienti o testimoni dell’omicidio. Lo riferiscono i media pakistani. Tra gli imputati figuravano il padre, la madre e diversi altri familiari.
Per il giudice, dunque, “non ci sono prove sufficienti e mancano testimoni”: la 25enne Cheema, nata in Pakistan ma cresciuta in Italia, secondo l’accusa è stata uccisa in patria dal padre e dal fratello dopo aver detto loro che voleva sposare un italiano. La giovane viveva a Brescia, dove aveva compiuto gli studi, avendo poi trovato lavoro a Milano. I genitori avevano vissuto con lei per anni, ottenendo anche la cittadinanza italiana, poi si erano spostati in Germania. Un paio di mesi prima dell’omicidio Sana era tornata in Pakistan, nel distretto di Gujrat dove è nata, ritrovando in quella occasione la famiglia, ma da lì non è più rientrata in Italia.
“Che vergogna! Se questa è “giustizia islamica” c’è da aver paura. Una preghiera per Sana. Scriverò al mio collega, il ministro dell’Interno pakistano, per esprimere il rammarico del popolo italiano”. Lo dice il ministro dell’Interno Matteo Salvini.
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