I veterinari negli Stati Uniti sono in mezzo a un’epidemia” di suicidi di proporzioni enormi. E le donne sono le più colpite. Le cause sarebbero, in prevalenza, due: la forte pressione emotiva legata alle sofferenze degli animali, sempre più sottoposti a eutanasia, e le precarie condizioni economiche in cui molti lavorano e che non ripagano i costosi investimenti fatti per studiare.
The Journal of the American Veterinary Medical Association (JAVMA) ha pubblicato il primo studio sull’indice di mortalità tra i veterinari. Il risultato è agghiacciante: tra il 1975 e il 2015 si è registrato un tasso di suicidi da due a tre volte e mezzo più alto della media nazionale: sono morti 11.620 veterinari, il sessanta per cento dei quali donne. La proporzione è legata anche alla maggiore presenza femminile in questo tipo di lavoro: nel 2017 su 110.531 veterinari, 66.731 erano donne, 43.662 uomini. Il 37 per cento dei suicidi è legato all’assunzione di farmaci, anche in questo caso l’indice è due volte e mezzo più alto della media nazionale. Il 75 per cento ha riguardato veterinari che lavoravano in piccole strutture.
I costi insostenibili dello studio
Uno potrebbe chiedersi perché, all’improvviso, negli Stati Uniti si siano messi a indagare questo tipo di fenomeno tra i veterinari. La spia si era accesa nel 2015 con i risultati di una ricerca condotta dal Center for Desease Control and Prevention sul rapporto tra professioni e assicurazioni sanitarie. Era emerso un dato inatteso: un veterinario su sei aveva considerato l’ipotesi di togliersi la vita. La ricerca dei motivi ha ben presto portato ad approfondimenti, che hanno delineato il quadro del disagio: tra le cause rilevanti, la pressione psicologica quotidiana nel praticare l’eutanasia sugli animali, associata alle difficoltà di coprire i debiti accumulati per studiare.
Negli Stati Uniti l’istruzione è molto costosa. Quella in Veterinaria lo è ancora di più. Secondo studi recenti condotti da un ente non profit, la American Veterinary Medical Association, per laurearsi in media servono almeno 143 mila dollari (126mila euro), mentre uno studente su cinque contrae un debito con la scuola di almeno 200mila dollari (176mila euro). Considerando che lo stipendio di partenza in media è di circa 67mila dollari l’anno (59mila euro), per molti risulta difficile tenere il passo e liquidare il debito scolastico. In molti casi la soluzione è trovarsi un secondo lavoro, ma questo incide sullo stress per persone che, ogni giorno, devono affrontare le aspettative di persone che portano i loro animali a curarsi e, in molti casi, per sottoporli a eutanasia.
Molti veterinari hanno paragonato la loro attività a quella di un addetto alle pompe funebri, ma con una difficoltà in più: saper dosare l’uso dei farmaci per l’eutanasia. In un’intervista al Washington Post, una dottoressa ha sintetizzato così la sua giornata. “Non hai tempo neanche di andare in bagno, devi pranzare in tre minuti e stare attenta a non andare in frantumi davanti a tutte le responsabilità del tuo lavoro”.
Il supporto sui social per uscire dall’isolamento
I veterinari hanno creato negli Usa servizi di supporto psicologico online, mentre sui social gruppi nati per ricordare colleghi morti per suicidio, come TheFightingBlueforAmanda, hanno raccolto, in poche ore, cinquemila adesioni. La coincidenza dell’assonanza delle tre prime lettere, Vet, con quella dei veterani, la categoria storicamente più famosa per il tasso record di suicidi in un Paese che registra, ogni anno in generale, calcolando la popolazione dai 10 anni in su, almeno 45 mila suicidi, rende ancora più sinistra la condizione dei medici degli animali, professione che nessuno aveva mai preso in considerazione. Per la categoria, sostengono i veterinari americani, il primo obiettivo è uscire da questa condizione di isolamento, sapendo che sarà una battaglia sempre più difficile.
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