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Iran: aperto in Svezia processo per massacro del 1988

 Si è aperto oggi a Stoccolma il processo ad un iraniano accusato di avere avuto un ruolo nel massacro di migliaia di detenuti politici nella Repubblica islamica nel 1988, una vicenda per la quale gli oppositori e le organizzazioni per i diritti umani accusano anche il nuovo presidente Ebrahim Raisi.
    Accompagnato da due avvocati l’imputato, Hamid Nouri, 60 anni, è comparso davanti alla Corte distrettuale di Stoccolma, mentre fuori dall’edificio centinaia di manifestanti che mostravano fotografie delle vittime chiedevano giustizia. Nouri è accusato di avere “tolto intenzionalmente la vita a un gran numero di detenuti” simpatizzanti o membri dei Mojaheddin del Popolo (Mko), organizzazione armata di opposizione al regime di Teheran. Il processo si svolge in Svezia, dove Nouri è stato arrestato nel 2019 durante una visita ad alcuni familiari, perché la legge del Paese riconosce la giurisdizione universale nel perseguire crimini particolarmente gravi, indipendentemente da dove siano stati commessi e dalla nazionalità degli imputati.
    Dopo la fine della guerra tra Iran e Iraq, nella quale i Mojaheddin si erano schierati con il regime iracheno di Saddam Hussein, l’allora leader iraniano Ruhollah Khomeini ordinò di eliminare i membri di questa organizzazione e di gruppi armati marxisti detenuti nelle carceri del Paese che a suo avviso potevano ancora rappresentare un pericolo per il regime.
    Migliaia di loro furono impiccati, gran parte dei quali non si erano macchiati di delitti di sangue e stavano scontando pene già inflitte, spesso quando erano degli adolescenti. I corpi furono sepolti in fosse comuni e alle famiglie non è mai stato detto dove si trovano.
    Decine di testimoni saranno ascoltati durante il processo.
    Molti di loro hanno identificato Nuri come assistente del procuratore nella prigione di Ghoardasht a Karaj, a ovest di Teheran, dove molti dei detenuti furono impiccati. Altri hanno affermato che Raisi faceva parte di una delle cosiddette ‘commissioni della morte’, che decidevano chi uccidere, insieme a Mostafa Pourmohammadi, che è stato ministro della Giustizia nel governo del presidente Hassan Rohani dal 2013 al 2017.
   
   

Fonte Ansa.it

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