Centinaia di iracheni hanno protestato contro il potere, dalla capitale Baghdad fino a Bassora dove la polizia ha sparato in aria per disperdere i manifestanti che a loro volta hanno lanciato pietre contro le forze dell’ordine, come constatato dall’Afp.
A Kout, altra città del sud dove nei giorni scorsi sono stati assassinati due attivisti contrari al potere, sono scesi nelle strade decine di manifestanti per gridare contro il potere e chiedere che gli assassini delle quasi 600 persone uccise un anno fa durante la “rivoluzione di ottobre” siano assicurati alla giustizia. Ad al-Hilla, nella provincia di Babilonia a sud di Baghdad, centinaia di studenti hanno marciato brandendo cartelli che chiedevano giustizia per i manifestanti uccisi o rapiti mesi fa e di cui non si hanno ancora notizie.
La “Rivoluzione d’Ottobre” sembrava avere il suo ultimo colpo d’ala una settimana fa in occasione del suo primo anniversario, il 25 ottobre. Dopo che migliaia di persone hanno lasciato le varie città del Paese, la calma è tornata e le autorità hanno riaperto al traffico varie piazze e ponti che erano bloccati da un anno. Ma il movimento è tutt’altro che morto e sepolto, ribatte Abdallah Ahmed, uno studente di al-Hilla. “Non stiamo commemorando la rivoluzione, la stiamo continuando”, ha detto. “Non ci muoviamo, per il sangue dei nostri martiri e per l’amore del nostro Paese, è la nostra rivoluzione e dobbiamo continuarla perché nessuna delle nostre richieste è stata soddisfatta”, aggiunge Abrar Ahmed, anche lui studente. A Nassiriya, storica roccaforte delle rivolte in Iraq, i manifestanti hanno bruciato pneumatici lungo una grande autostrada per chiedere servizi e lavoro in uno dei Paesi più ricchi di petrolio al mondo, dove la povertà colpisce il 40% abitanti.
Nella capitale Baghdad, poche centinaia di giovani si sono radunati in piazza Tahrir – il cui villaggio di tende e le pareti di foto dei “martiri” sono stati rimossi manu militari ieri dalle truppe del nuovo governo che vuole un “ritorno alla normalità”.
Fonte Ansa.it