Cittadini alle urne Ieri in Irlanda non solo per eleggere il nuovo capo dello stato, ma anche per esprimersi nel referendum sull’abolizione di una disposizione costituzionale che rendeva punibile qualsiasi insulto alla religione, bestemmia compresa
Doppio appuntamento elettorale ieri nell’Eire, dove più di 3 milioni di irlandesi sono stati chiamati alle urne per votare il nuovo presidente ma anche per esprimersi nel referendum per abolire il riferimento alla blasfemia nella Costituzione. Ebbene sì, nella cattolicissima repubblica che negli ultimi tre anni ha approvato, con un’ampia maggioranza, prima i matrimoni gay (2015) e poi l’aborto (2018), un nuovo passo verso la secolarizzazione è stato compiuto, cancellando con il 71% dei voti a favore, secondo gli ultimi exit poll, la disposizione costituzionale che faceva di qualsiasi insulto alla religione, bestemmia compresa, un crimine punibile con 25.000 euro di multa.
Molti irlandesi, in realtà, non erano nemmeno a conoscenza dell’esistenza di questa disposizione e l’ultimo caso di blasfemia finito in tribunale risale al 1855, quando l’Irlanda era ancora sottoposta al Regno Unito. Solo alcuni casi di cronaca, senza conseguenze legali, avevano acceso i riflettori sul tema, come quello del muratore che nel 1995 fece causa a un giornale per alcune vignette secondo lui indecenti e blasfeme sul divorzio; oppure quello del comico inglese Stephen Fry, che qualche anno fa rischiò di essere incriminato per aver ridicolizzato e offeso Dio sulla tv pubblica Rte, caso poi subito archiviato perché la polizia non trovò “abbastanza persone offese dalla sua performance”.
Pur non essendo ancora disponibili i risultati ufficiali, la scarsa affluenza alle urne e i dati degli exit poll fanno apparire scontato l’esito del referendum, così come la corsa alla presidenza della Repubblica, dove è data vincente con il 60% delle preferenze la conferma per il secondo mandato dell’attuale capo dello stato, il 77enne socialista Michael D. Higgins. A sfidarlo, erano il deputato del Sinn Fein, Liadh Ni Riada, il senatore Joan Freeman, fondatore dell’ente di beneficenza Pieta House, gli imprenditori Sean Gallagher e Peter Casey, e l’ex giornalista Gavin Duffy.
E in Italia come funziona? Bestemmiare è reato, ma solo in certi casi
Dal 1999 con il decreto legge 205 e in particolare con l’articolo 55, in Italia bestemmiare è passato da reato penale, cioè con possibilità di carcere, a quello amministrativo. E’ infatti prevista una multa da 51 euro fino a 309 per chi bestemmia in luogo pubblico («Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità, è punito con la sanzione amministrativa da euro 51 a euro 309. […] La stessa sanzione si applica a chi compie qualsiasi pubblica manifestazione oltraggiosa verso i defunti»). In precedenza, nel 1995, la Corte costituzionale aveva dichiarato incostituzionale l’articolo 724 del codice penale, in cui si diceva che sarebbe stato perseguito chi bestemmiava contro divinità e simboli della religione di stato, cioè il cattolicesimo, dunque eliminando la religione cattolica dall’ordinamento dello stato. Il decreto del 1999 però prevede la sanzione economica solo se si bestemmia contro Dio, ma non contro la Madonna o contro i profeti o i santi: non sono considerati divinità.