Resta alta la tensione in Israele dove sono tornate a suonare le sirene d’allarme nelle comunità vicino alla Striscia di Gaza, bombardata ripetutamente dopo il lancio ieri di un razzo che è caduto a nord di Tel Aviv, facendo 7 feriti.
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, ritornato in anticipo dalla visita negli Stati Uniti, si è incontrato con il capo di Stato maggiore, Aviv Kochavi, e ha dato ordine di muovere nel settore del Comando meridionale – in prossimità dell’enclave palestinese – un’altra divisione di fanteria e un battaglione di artiglieria. Inoltre, è stata approvata la mobilitazione di riserve aggiuntive.
Parlando in collegamento video alla conferenza Aipac (American Israel Public Affairs Committee) a Washington – alla quale era atteso ma che ha dovuto saltare per l’escalation improvvisa – il leader del Likud ha assicurato che è pronto a “fare molto di piu'”. “Faremo quello che è necessario per difendere il nostro popolo e il nostro Stato”. “Hamas deve sapere che non esiteremo ad entrare e a prendere tutti i provvedimenti necessari” per “la sicurezza di Israele “, aveva assicurato poco prima.
La tregua che era stata annunciata ieri sera da Hamas – “calma in cambio di calma” – non è stata riconosciuta da Netanyahu, che in mattinata ha dato il via libera a nuovi raid mentre dall’enclave miliziani continuavano sporadici lanci di razzi e palloni incendiari verso Israele.
Un missile è caduto nella serata di ieri in una zona aperta nella regione centrale del Paese, poco dopo che le forze armate israeliane avevano revocato le restrizioni nelle zone in prossimità della Striscia. Secondo alcuni esperti, il premier non vuole infilarsi in una nuova campagna militare contro Hamas, dagli esiti imprevedibili, a due settimane dalle elezioni del 9 aprile, ma è sotto forte pressione: l’opposizione, ma anche gli alleati, lo hanno accusato per la mancanza di sicurezza e la perdita di capacità di deterrenza.
Sulla stampa israeliana è peraltro spuntata una pista iraniana: secondo un funzionario di Hamas, sarebbe stata Teheran a ordinare il lancio del razzo, con l’avallo della leadership del movimento islamico.
Intanto, continua a suscitare fortissima opposizione la decisione del presidente americano, Donald Trump, di riconoscere formalmente la sovranità israeliana sulle Alture del Golan. Condanna è arrivata da Arabia Saudita, come da Iran, Russia e Cina; da Beirut, il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha esortato a resistere.
Anche l’Europa ha respinto la mossa: i cinque Paesi che siedono nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu – Belgio, Gran Bretagna, Francia, Germania e Polonia – hanno espresso forti preoccupazioni per le ampie conseguenze nella regione, ribadendo che la posizione europea non è cambiata e il Golan resta un territorio occupato.
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it.
Se invece volete rivelare informazioni su questa o altre storie, potete scriverci su Italialeaks, piattaforma progettata per contattare la nostra redazione in modo completamente anonimo.