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Julian Assange sta per essere cacciato dall’ambasciata dell’Ecuador

WikiLeaks Assange cacciato ambasciata Ecuador

Jay Shaw Baker/NurPhoto AFP

Julian Assange parla ai media dal balcone dell’ambasciata di Ecuador  (Afp)

Julian Assange sarà cacciato dall’ambasciata dell’Ecuador a Londra nel giro di “ore o giorni”. Lo ha annunciato Wkileaks in un tweet citando fonti del ministero degli Esteri di Quito. Sempre secondo WikiLeaks, sarà arrestato dalle autorità britanniche, con le quali sarebbe già stato fatto un accordo.

In un post sul blog di WikiLeaks si sostiene che si tratta di un tentativo del presidente dell’Ecuador, Lenin Moreno, di coprire lo scandalo legato all’utilizzo di un paradiso fiscale offshore per il quale è indagato e rischia l’impeachment”. si denuncia nel blog di Wikileaks. All’inizio della settimana, Moreno ha accusato Assange di aver “ripetutamente violato” i termini dell’asilo nell’ambasciata dell’Ecuador dove è rinchiuso dal 2012.

Il presidente Donald Trump ha chiesto l’estradizione di Assange negli Usa dove è indagato per la pubblicazione delle e-mail hackerate al partito democratico durante le presidenziali del 2016 e Moreno avrebbe ‘venduto’ Assange agli Usa in cambio di sconti sul debito, secondo il New York Times

La vicenda giudiziaria di Assange è piuttosto complessa. Nel maggio del 2017 la Svezia aveva archiviato le accuse di stupro contro di lui che però era rimasto nell’ambasciata ecuadoriana a Londra, dove è rifugiato dal 2012, perché Scotland Yard aveva fatto sapere che il mandato di cattira emesso dal tribunale di Westminster dopo Assange si era rifiutato di presentarsi alla Corte il 29 giugno del 2012 è ancora valido. Tuttavia, pur essendo “obbligata a eseguire quel mandato di cattura” la polizia riconosceva che, caduta l’inchiesta svedese per stupro rimanevano in piedi “accuse molto meno gravi”, e che richiedono una “risposta proporzionata” .

Assange ha sempre definito una montatura le accuse della giustizia svedese assicurando che i rapporti con la donna che lo accusava erano consensuali. L’indagine è stata chiusa non perché non siano state trovate prove contro Assange ma per la impossibilità di procedere in sua assenza. Non è stato possibile notificare formalmente le accuse ed erano stati esauriti tutti i margini esistenti per un approfondimento dell’inchiesta. Nel novembre 2016 un magistrato svedese fu presente a un interrogatorio di Assange nella sede diplomatica dell’Ecuador e gli pose alcune domande attraverso un magistrato ecuadoriano. Le risposte arrivarono a Stoccolma quattro giorni dopo ma tutti i documenti erano stati tradotti in spagnolo, poi in inglese, poi ancora in spagnolo e poi nella lingua svedese.

Tutto ciò ha rappresentato un ostacolo per l’indagine. Successivamente sono arrivate: le elezioni presidenziali in Ecuador, che hanno visto la vittoria del socialista Lenin Moreno, e dunque della stessa linea che aveva garantito ad Assange ospitalità nella sede diplomatica; una protesta da Quito, che in una lettera dell’8 maggio 2017 ha criticato Stoccolma per la “mancanza di progressi” nell’indagine; la posizione espressa nel febbraio del 2016 da un Gruppo di lavoro dell’Onu sulla detenzione arbitraria, che aveva chiesto l’annullamento del mandato di cattura contro Assange. Stoccolma, alla fine non ha retto alle pressioni. Il caso potrà essere riaperto solo se Julian Assange tornerà in Svezia entro agosto del 2020, quando il reato sarà prescritto. 

Da più di un anno l’Ecuador ha tolto Internet ad Assange. Il 29 marzo del 2018, in una nota ufficiale, l’ambasciata faceva sapere che la decisione ra stata presa per prevenire sue interferenze negli affari di altri Paesi. E il provvedimento eraq arrivato dopo che Assange era intervenuto su Twitter sulle accuse britanniche alla Russia riguardo l’avvelenamento dell’ex colonnello del Kgb Sergei Skripal a Salisbury, definendola “diplomazia spicciola”. 

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