(Afp)
Mario Draghi
“L’economia italiana cresce meno rispetto al passato”, anzi “significativamente meno delle aspettative”. Ma “è prematuro ipotizzare la necessità di una manovra correttiva, mancano ancora tutti i dati e le informazioni. Vedremo e poi si farà una valutazione”. Il presidente della Bce, Mario Draghi riceve dall’Europarlamento una targa “come segno di ringraziamento per il lavoro fatto in questi anni”, “fondamentale per salvare la nostra valuta” e risponde cauto alle domande dei deputati che chiedono di capire cosa accadrà all’Italia dopo i segnali di rallentamento dell’economia ammessi dallo stesso governo Conte e dopo le revisioni al ribasso delle stime di crescita certificati dal Fmi.
L’economia rallenta in tutta l’area euro
Draghi ribadisce che il rallentamento dell’economia, si avverte in tutta la zona euro, anche se ripete che non ci sono segnali di recessione. I dati macroeconomici degli ultimi mesi “sono stati più deboli del previsto” a causa di una “domanda interna piu’ debole” e per il “persistere di incertezze” legate a “fattori geopolitici e alla minaccia del protezionismo”, spiega.
Ma poi, senza riferirsi direttamente all’Italia, il numero uno della Bce torna su un concetto già espresso proprio in Parlamento alcuni mesi fa, nei giorni caldi del confronto tra l’Italia e Bruxelles sul bilancio: quello che conta – dice – è tenere sotto controllo il debito perché un paese che un debito troppo alto “perde la sua sovranità”.
La questione del debito e della sovranità monetaria
“Quando il debito è troppo alto sono i mercati che dicono a un paese cosa si può permettere e cosa no, cosa è credibile o cosa no”, dice Draghi. Ed è quello che accadeva prima dell’introduzione dell’euro, secondo il presidente della Bce, quando i paesi erano costretti a scegliere se agganciare la loro valuta al marco tedesco o svalutare. Come l’Italia, appunto.
“Anche quelli che svalutavano regolarmente non avevano sovranità, perché quando si guarda a come si misura la sovranità, in particolare sulla stabilità dei prezzi e sul controllo dell’inflazione e della disoccupazione, questi paesi facevano peggio di quelli che si agganciavano al marco.
Una situazione “superata dalla creazione della Bce” che ha ridato credibilità monetaria ai paesi della zona euro, secondo il presidente dell’istituto di Francoforte che ripete l’importanza di tenere la barra dritta sulle regole di bilancio che “promuovono la convergenza economica: in un’area monetaria non si puo’ mantenere la propria sovranità se l’economia diverge in modo continuo, se un paese è il fanalino di cosa in termini di riforme economiche, se resta indietro in termini di competitività o se ha un alto debito”.
Come ottenere la crescita: oltre l’austerità
Ed è per questo, continua, che “la crescita è fondamentale per ridurre il rapporto debito/Pil. Sono le riforme strutturali, le politiche che promuovono la crescita, che consentono di ridurre il debito ed e’ questo quello su cui dovremo concentrarci nei prossimi anni”. Per Draghi comunque, malgrado il cielo sopra Eurolandia si stia annuvolando, non è necessario un intervento della Bce, almeno nell’immediato, anche se la Banca Centrale Europea si farà trovare pronta: “se le cose dovessero andare molto male, possiamo ancora riprendere altri strumenti nella nostra cassetta degli attrezzi”, ma per ora non riteniamo probabile che questa eventualità si possa materializzare, certamente non quest’anno”, conclude.
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