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Venezuela
Il Venezuela è diviso in due. Ci sono potenze, come gli Stati Uniti, il Canada e il Regno Unito che hanno riconosciuto Juan Guaidò come nuovo leader del paese sudamericano e altri, come Russia e Cina, che invece continuano a sostenere il presidente Nicolas Maduro che, fino ad ora, mantiene anche il controllo delle forze armate.
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E i venezuelani fuggono
L’organizzazione internazionale e intergovernativa per le migrazioni (IOM), che fornisce servizi e consulenza ai governi in termini di migranti e migrazioni, ha provato nel 2018 a dipingere un ritratto sulla situazione problematica, in alcuni casi tragica, vissuta dai venezuelani negli ultimi anni. La IOM, che dal 2016 lavora fianco a fianco con l’ONU, ha confermato come, dal 2015, c’è stato un aumento nell’esodo dei venezuelani, soprattutto verso altri paesi dell’America Latina come Argentina, Ecuador, Perù, Cile, Panama e Costa Rica.
Ma negli ultimi tempi anche la rotta marittima sta prendendo quota con le isole di Aruba, Bonaire e Trinidad e Tobago che devono fare i conti con i nuovi arrivi. In Brasile si registra il numero più alto di immigrati venezuelani nello stato di Roraima; in Colombia nella città di Cucuta. Più di mezzo milione di permessi di soggiorno sono stati rilasciati complessivamente a cittadini del Venezuela in tutta l’America del Sud.
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In viaggio verso il nord
Leggendo il rapporto IOM, si nota anche che il flusso di venezuelani verso gli Stati Uniti d’America è andato aumentando, anno dopo anno, almeno fino all’arrivo alla Casa Bianca di Donald Trump (i dati arrivano fino al 2016). Una crescita del 18% tra il 2014 e il 2015 e del 13% nel 2016. In dieci anni, dal 2006 al 2016, ben 64 mila venezuelani sono diventati cittadini americani. Circa 20 mila sono invece quelli registrati in Canada.
E in Europa?
Per ovvie questioni linguistiche, la meta preferita è la Spagna. E non è una crescita banale: nel periodo 2014-2015 è stata del 3,3%, aumentando all’8,6% nel 2016 e del 15,5% nel 2017. Una nota in chiusura del rapporto sottolinea come anche in Portogallo e in Italia l’aumento è parimenti significativo.
Perché fuggono?
Oltre all’instabilità politica, il Venezuela sta attraverso un periodo di forte crisi economica. Tra svalutazioni della moneta e prezzi galoppanti, gran parte della popolazione ha dovuto dare i conti con la mancanza di accesso ad alcuni beni primari. Nel 2018, come racconta il grafico, persino lo zucchero o la carta igienica hanno subito un’impennata incontrollata
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Un paese che fu ricco
Come raccontiamo qui, il Venezuela è uno dei due membri latinoamericani dell’Opec, uno dei maggiori possessori di petrolio al mondo: conta su 302,25 miliardi di barili di riserve, tra le più corpose. Ma senza liquidità per modernizzare i giacimenti, la produzione di petrolio è crollata, così come il PIL. Avendo un’economia basata per il 96% sui ricavi petroliferi, Il Venezuela è entrato presto in una crisi che ha generato l’assenza di cibo, medicine e portando, come abbiamo visto, a una fuga sempre più massiccia dei suoi abitanti. Sempre secondo l’Onu, oggi tre milioni di venezuelani vivono all’estero, di cui almeno 2,3 milioni partiti dal 2015. Dati, vista la guerra per il potere, destinati ad aumentare sempre di più.
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