Koen van Weel / ANP / AFP
La famiglia armena alla Messa nella chiesa di Bethel
E’ finita la maratona religiosa della chiesa protestante di Bethel, all’Aia, per evitare il rimpatrio di una famiglia di profughi armeni, che si era vista rifiutare la richiesta di asilo, nonostante viva in Olanda da nove anni.
Nella serata di martedì la coalizione al governo all’Aja ha raggiunto un accordo che ha concesso il “perdono” ai tre figli, in virtù del fatto che vanno a scuola e all’università. E dunque i Tamrazyan, genitori e 3 ragazzi, nel Paese dal 2010, non saranno espatriati.
Una maratona lunga tre mesi
Il caso aveva commosso il mondo. In Olanda la polizia non ha il diritto di entrare in un luogo di culto e interrompere una funzione religiosa. La famiglia, cristiana credente, ma con il permesso di soggiorno scaduto e che si era vista rifiutare la richiesta d’asilo, ha avuto l’idea di chiedere “asilo” in chiesa.
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La cerimonia è durata oltre tre mesi, con quasi 650 pastori e fedeli, provenienti da tutto il Paese, ma anche da Francia, Germania e Belgio, che si sono dati il cambio per proteggere i cinque armeni, organizzando una messa a oltranza. Ma alla fine il governo olandese ha ceduto e ha garantito alla coppia, con i suoi tre figli, di restare nel Paese.
Un futuro in Olanda
La famiglia Tamrazyan si era rifugiata il 26 ottobre scorso nella piccola chiesa protestante di Bethel. L’iniziativa ha permesso di strappare al governo anche la promessa di rivedere circa 700 richieste di asilo di minori che erano state rifiutate. Per la famiglia armena Tamrazyan, dopo la straordinaria testimonianza di solidarietà, ora si apre anche “una prospettiva di futuro in Olanda”, come ha fatto notare Theo Hettema, presidente del Consiglio generale della Chiesa protestante dell’Aia. “Abbiamo mantenuto la speranza per mesi e ora questa speranza si sta avverando”, ha aggiunto. Hayarpi Tamrazyan, la figlia maggiore di 21 anni, ha espresso il suo sollievo in una conferenza stampa, preceduta da una cerimonia in chiesa.
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