Catiuscia Marini ha confermato le sue dimissioni da presidente della Regione Umbria. Lo ha fatto stamani con una lettera inviata alla presidente dell’Assemblea legislativa Donatella Porzi. Sabato 18 l’Aula aveva approvato, con il voto determinante di Marini, un documento della maggioranza che chiedeva alla presidente di ritirare le dimissioni presentate in seguito all’inchiesta sui concorsi all’ospedale di Perugia nella quale lei stessa è indagata.
MARINI: «HO FATTO DA CAPRO ESPITATORIO»
L’addio però è stato tutt’altro che facile. «Sto facendo», ha detto Marini in un intervista al Messaggero, «da capro espiatorio per tutta l’Umbria in chiave europea. In base al codice etico del Pd non sarei nemmeno obbligata a lasciare». Quello che è successo sabato, ha chiarito, «non era un voto di fiducia» e sul fatto di non essersi astenuta ha spiegato: «Ho sempre votato in aula tutti gli atti, anche quelli che mi riguardano in prima persona. Potrò tutelare il lavoro che ho fatto in questi anni e l’autorevolezza delle istituzioni che rappresento?. E poi sono al secondo mandato e non mi candiderò più».
«NON SENTO ZINGARETTI DAL 2 MAGGIO»
Sul futuro della sua giunta, Marini ha spiegato di non avere ancora deciso, «prima voglio sentire la mia maggioranza. Io tutelo l’autonomia del mio ente e ci sono dei passaggi politici e istituzionali di cui voglio e devo tenere conto. Siamo un’istituzione e io sono stata eletta dai cittadini». E sui rapporti con Zingaretti ha affermato: «Non lo sento dal 2 maggio, lo trova normale? Il commissario che ha nominato, Walter Verini, l’ho visto il 17 aprile e poi basta. E non ha mai convocato gli organismi. Bisognava scegliere una figura fuori dalle dinamiche umbre per gestire il caso. Il problema è che su di me si sono giocate dinamiche congressuali in vista del voto. Possibile che in questi giorni tanti big del mio partito mi abbiano chiamata e Zingaretti mai? Forse è stato consigliato male, non so cosa pensare».