Ha 39 anni, di professione fa l’economista, ha studiato sia a Oxford che a Cambridge dove oggi si occupa di ricerca per il college Gonville and Caius e insegna macroeconomica, e ha una particolare predilezione per i temi femministi. Victoria Bateman, figlia di una famiglia di lavoratori del cotone di Manchester, è contro la Brexit: a renderla particolarmente nota è però il modo di presentarsi quando parla degli effetti dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Lo fa completamente nuda.
“La Brexit ci lascia nudi”, ecco il perché dello spogliarello
“Credo fermamente che stia facendo prendere una direzione pericolosa alla Gran Bretagna”, spiega Bateman. Secondo lei “la Brexit lascia nudo il Regno Unito”, uno slogan che si porta scritto a penna su petto e pancia quando parla in pubblico. Lo ha fatto il 14 gennaio scorso dal palco del teatro Junction di Cambridge, show replicato poi alla Bbc Radio 4 e un’altra volta in diretta televisiva durante la trasmissione Good Morning Britain sulla rete Itv.
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Brexit: The Naked Truth (Dr Victoria Bateman, Cambridge, 2019) from Victoria Bateman on Vimeo.
Il suo no all’uscita dipende da tre ragioni, economiche ma non solo: “La Brexit lascia esposta l’economia della Gran Bretagna in un momento in cui affrontiamo sfide globali significative – spiega Bateman -, passi che non possono essere affrontati singolarmente da un Paese”. Ma un ruolo importante ce l’ha la questione sociale: “L’uscita dall’Unione mette a nudo i sentimenti anti immigrazione e nazionalistici in Uk, aspetti di cui dovremmo preoccuparci molto”.
Per concludere, l’analisi delle ragioni del voto per il Leave: “Il motivo sta nel fallimento, in passato, della politica. Troppe persone hanno creduto di non avere nulla da perdere dalla Brexit perché non hanno nulla in assoluto”. Se opinioni simili sono state esposte anche da altri sostenitori del Remain, quello che stupisce è il suo difenderle mostrandosi senza veli. “Esibizionismo?”, le ha chiesto lo storico presentatore di Bbc Radio John Humphrys. Macché, dice lei.
“Ciò che vi stupisce è che una donna nuda parli”
Victoria Bateman non ci sta, non vuole che il suo gesto sia visto come semplice esibizionismo: “Per quale motivo il corpo delle donne dovrebbe poter essere usato soltanto per il sesso e per procreare?”, si chiede lei. “Perché non dovrei essere in grado di usare il mio corpo anche per trasmettere un importante messaggio politico?”. Il dibattito è aperto: su Twitter, alcuni dei messaggi in cui appariva nuda sono stati segnalati dagli utenti. La sua reazione? “Offensiva sarà la Brexit, non il corpo di una donna”. Dall’altra c’è la schiera dei suoi sostenitori, pronti addirittura a firmare con il pennarello la petizione umana sul corpo di Victoria.
#Brexit isn’t just about #economics, it’s about real lives. That’s why we created this #humanpetition. And it’s also why #Cambridge will continue to fight & resist. @the3million @Femi_Sorry @snb19692 @cambridge_stays #immigrationbill #BrexitAmendments #BrexitLeavesBritainNaked pic.twitter.com/FtTS4Vd8wj
— Dr Victoria Bateman (@vnbateman) 29 gennaio 2019
Economia e femminismo, femminismo ed economia: Victoria si batte su due campi che raramente dialogano. Da una parte attacca rivendicando il diritto a scegliere cosa fare del proprio corpo: “Vediamo donne nude intorno a noi tutto il tempo, nelle pubblicità, nella pornografia, in qualsiasi galleria d’arte”; dall’altra punge il perbenismo sostenendo la libertà d’espressione: “Quello che accomuna tutte queste donne è l’essere silenziose. Ciò che forse è scioccante per alcune persone è vedere una donna nuda parlare”.
Di certo il suo messaggio arriva a destinazione e non è una polemica fine a sé stessa: “La Brexit, per me, sono ‘Gli abiti nuovi dell’imperatore’”, sostiene Bateman citando la fiaba di Hans Christian Andersen nella quale due imbonitori fingono di essere tessitori in grado di confezionare abiti che risultino invisibili agli stolti, finendo per imbrogliare tutta la popolazione disposta a far finta di nulla pur di non fare la figura degli stolti.
“L’economia britannica sta affrontando molti problemi in questo momento, dalla carenza di alloggi ai guai del servizio sanitario nazionale – sostiene lei – ma visto che l’Unione europea non è la causa di questi problemi, in che modo la Brexit potrà aiutarci a risolverli?”
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