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Libano: porto, ex premier e otto alti funzionari incriminati

(ANSAMed) – BEIRUT, 02 LUG – Il giudice libanese Tareq
Bitar, incaricato delle indagine sulla devastante esplosione del
porto di Beirut il 4 agosto scorso e nel quale sono morte più di
200 persone, ha avviato procedimenti contro l’ex premier
libanese Hassan Diab, già incriminato dal precedente procuratore
incaricato dell’inchiesta ma poi rimosso a gennaio. Lo
riferiscono oggi media di Beirut secondo cui Bitar ha avviato
procedimenti contro altri attuali ed ex funzionari politici e
della sicurezza libanese. Tutti rischiano di essere incriminati
di “omicidio colposo”.
    Bitar era stato incaricato a febbraio dopo che il suo
predecessore, Fadi Sawan, era stato rimosso dall’incarico
proprio dopo che aveva incriminato Diab e tre ex ministri. Tutti
e quattro si sono finora rifiutati di farsi interrogare e
avevano fatto pressione sui vertici della magistratura perché
dichiarassero incompatibile la figura di Sawan con l’inchiesta.
    A quasi anno dall’anniversario dell’esplosione di 2.750
tonnellate di nitrato di ammonio, rimaste per sette anni
stoccate in un hangar del porto di Beirut, il giudice Bitar
torna alla carica, affermano i media libanesi, chiamando in
causa oltre al premier uscente Diab, i deputati ed ex ministri
Ali Hassan Khalil, Ghazi Zeaiter, Nohad Machnouk, l’ex ministro
Youssef Fenianos, l’ex comandante in capo dell’esercito il
generale Jean Kahwagi, l’ex capo dell’intelligence dell’esercito
Kamil Daher, il capo della Sicurezza dello Stato Tony Saliba e
il generale Abbas Ibrahim, attuale capo della Sicurezza generale
e considerato da più parti una delle personalità più influenti
in tutto il Medio Oriente.
    Secondo le fonti giudiziarie libanesi citate dal quotidiano
L’Orient-Le Jour, “queste persone hanno mostrato carenze e
commesso errori e devono rispondere per queste mancanze”,
aggiunge il giornale citando le fonti. “Tutti coloro che erano a
conoscenza (della presenza) del nitrato di ammonio e che
avrebbero dovuto assicurarne la rimozione sono stati oggetto di
procedimento penale”, proseguono le fonti citate dal quotidiano
francofono di Beirut. (ANSAMed).
   

Fonte Ansa.it

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