Il passo formale arriva una settimana dopo l’annuncio fatto a inizio maggio dal presidente Hassan Rohani nel suo ultimatum ai restanti partner per mantenere l’intesa in vita dopo il ritiro unilaterale degli Stati Uniti di Donald Trump. A riferirlo, nella mattina del 15 maggio, sono state fonti dell’Organizzazione per l’energia atomica di Teheran, citate dall’Irna.
Gli obblighi previsti dal piano d’azione globale congiunto (Jcpoa) che sono stati interrotti riguardano le riserve in eccesso di uranio arricchito e acqua pesante, che non saranno più esportate per limitarne la quantità a disposizione dell’Iran. Teheran ha precisato che, se entro 60 giorni raggiungerà un accordo con i partner, tornerà a rispettare questi limiti sulle riserve come previsti dall’intesa.
L’INCONTRO TRA ROHANI E KHAMENEI
Rohani, a margine di un incontro con la Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamenei, insieme a membri del suo governo, parlamentari e attivisti, ha detto che l’Iran supererà il momento difficile che sta vivendo grazie «alla solidarietà e all’unità nazionale, alla resistenza, alla pianificazione e a una migliore gestione delle risorse», facendo così fallire il piano degli Stati Uniti di metterlo in ginocchio. Nel suo discorso, citato dall’Irna, Rohani ha fatto riferimento in particolare al contributo allo sviluppo che giungerà con l’inaugurazione delle 15 fasi del giacimento di gas South Pars, il più grande al mondo, che è condiviso con il Qatar e secondo le stime raddoppierà la produzione di gas di Teheran. Il presidente iraniano ha quindi sottolineato l’importanza di altri progetti per lo sviluppo dell’agricoltura, in modo da ridurre la dipendenza dalle importazioni.