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La foto condivisa sui canali Telegram dell’Isis
L’Isis ha promesso di vendicare le stragi nelle due moschee di Christchurch, in Nuova Zelanda. Sui canali Telegram dell’organizzazione terroristica è stata condivisa la foto di un fucile, un kalashnikov, con le scritte in bianco, in risposta alle armi usate dal suprematista Brenton Tarrant.
“Vi sconfiggeremo presto, nessuno si salverà. La risposta è in arrivo”, si legge sul fucile avvolto in una bandiera nera dell’Isis. Le minacce rendono ancora più cupo il dolore in Nuova Zelanda, dove il bilancio delle vittime è arrivato a 50 morti, di età compresa fra i tre e i 77 anni. Le prime salme sono state consegnate alle famiglie e, entro mercoledì prossimo, lo saranno tutte, una volta identificate le ultime vittime. Secondo il rito islamico la sepoltura sarebbe dovuta avvenire già nelle 24 ore successive agli attentati di venerdì. Intanto è ancora polemica sul ruolo dei social.
La premier neozelandese, Jacinda Ardern, ha avvertito che “servono altre risposte” e ha sottolineato di aver fatto presente ai vertici di Facebook e alle altre piattaforme che tocca a loro rimuovere i filmati del massacro, trasmessi ripetutamente anche su YouTube, Twitter e Telegram.
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Dal canto suo, il colosso di Mark Zuckerberg ha fatto sapere di aver rimosso in 24 ore “un milione e mezzo di filmati, e di aver impedito che ne venissero caricati altri 1,2 milioni”. Alla Ardern ha fatto eco il primo ministro australiano, Scott Morrison: i social hanno cooperato con i governi fin dal momento in cui è emersa consapevolezza dell’attacco, ha detto, ma “dal punto di vista tecnologico hanno una capacità molto limitata” di intervenire in fatti analoghi a quelli di Christchurch, che hanno visto lo stragista diffondere il proprio pensiero e il suo folle attacco liberamente nel web. In Nuova Zelanda lo stato di allerta è ancora elevato: oggi è stato chiuso temporaneamente l’aeroporto di Dunedin in seguito al ritrovamento di un “pacco sospetto”.
Quanto alle indagini sulle stragi, Ardern ha confermato di aver ricevuto da Tarrant la mail con il ‘manifesto‘ suprematista nove minuti prima degli attacchi, e di averla girata, entro due minuti dalla ricezione, ai servizi di sicurezza.
A Christchurch è stato eretto un memoriale e un gruppo di motociclisti ha eseguito una ‘haka’, la tradizionale danza di guerra Maori, in memoria delle vittime.
Intanto emergono ulteriori dettagli sul massacro compiuto da Brenton Tarrant, il 28enne suprematista australiano: spazzate via, tra gli altri, due generazioni di una stessa famiglia, che si trovavano negli edifici. Qualcuno, anche nel dolore, trova la forza di perdonare. “Vorrei solo dirgli che lo amo come persona”, ha detto di Tarrant Farid Ahmad, 44 anni, sottolineando che “la strada da percorrere è quella del perdono, dell’amore e del prendersi cura degli altri”.
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Husha Ahmad è stata tra le eroine a Christchurch, muovendosi in uno degli edifici per aiutare le persone presenti a sfuggire alla pallottole del neonazista. “Gridava ‘venite qui, sbrigatevi’, ha aiutato bambini e donne a trovare riparo”, ha raccontato il marito, che siede su una sedia a rotelle, spiegando che la moglie era venuta a cercarlo ed è stata colpita nel momento in cui era riuscita a raggiungere l’uscita della moschea”. “Se potessi stare davanti a lui – ha aggiunto l’uomo riferendosi a Tarrant – gli direi di ripensare a quanto ha fatto e di trovare in sé quel potenziale positivo, di generosità, con cui potrebbe salvare l’umanità invece che distruggerla”.
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