È stato ucciso Lorenzo Orsetti, il volontario fiorentino che si era unito alle milizie curde in lotta contro il Califfato in Siria. L’Isis ha annunciato di averlo ucciso durante la battaglia a Baghuz, l’ultima sacca di resistenza del sedicente Stato islamico. I canali Telegram del califfato hanno diffuso le foto del ragazzo senza vita, in uniforme militare, e una foto della sua tessera sanitaria e di una carta di credito. Orsetti aveva combattuto con le milizie curdo-siriane Ypg (nome di battaglia ‘Tekoer’ ad Afrin), nel nord della Siria.
Orsetti era stato intervistato dal blog ‘Gli occhi della guerra’, ospitato da Il Giornale, lo scorso febbraio, una conversazione nella quale aveva commentato le misure di sorveglianza speciale della Digos nei confronti di altri cinque volontari italiani rientrati dalla Siria dopo aver combattuto con l’Ypg, definendole “profondamente ingiuste”.
“Questa è una battaglia di civiltà”
“Alcuni di questi compagni non avevano nemmeno imbracciato le armi. In Italia sono legati al movimento No Tav, ma questo non li trasforma in terroristi a prescindere”, aveva spiegato, “al momento non prevedo di rientrare, ma se dovessero accusarmi di qualcosa rispondo che sono fiero di quello che sto facendo in Siria. Sono pronto ad assumermi le eventuali conseguenze”.
“Lo Stato islamico è un male assoluto. Questa è una battaglia di civiltà”, aveva aggiunto, ricordando come “la Turchia continua ad appoggiare le frange estremiste ed è una minaccia per l’intero Medio Oriente”. Le truppe di Ankara lo scorso anno hanno infatti attaccato più volte le postazioni dei miliziani curdi definiti “terroristi” nell’operazione “ramoscello d’ulivo”. Operazione che vide Lorenzo combattere nella battaglia di Afrin.
Allo scorso dicembre risale invece una conversazione di Lorenzo con Avvenire, ai cui microfoni aveva commentato la decisione di Trump di ritirare le truppe dalla Siria. “Non ci eravamo certo illusi che Washington supportasse la rivoluzione nella Siria del Nord, ma confidavamo nei suoi interessi strategici, negli importanti investimenti compiuti. Siamo pronti ad affrontare i Turchi, anche se combattere contro aerei e droni è terribile”, aveva spiegato.
L’avvicinamento alla causa curda
Il combattente raccontò così Afrin e la sua storia lo scorso marzo al Corriere Fiorentino: “Ho lavorato per 13 anni nell’alta ristorazione: ho fatto il cameriere, il sommelier, il cuoco. Mi sono avvicinato alla causa curda perché mi convincevano gli ideali che la ispirano, vogliono costruire una società più giusta e più equa. L’emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l’ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia. Per questi ideali sarei stato pronto a combattere anche altrove, in altri contesti. Poi è scoppiato il caos a Afrin e ho deciso di venire qui per aiutare la popolazione civile a difendersi”.
Nell’intervista Orsetti spiegava inoltre “Io non ho nessuna remora morale, sto facendo la cosa giusta, sono a posto con la mia coscienza”. Orsetti è il secondo italiano ucciso dai miliziani dell’Isis dopo Giovanni Francesco Asperti, il 50enne originario di Bergamo morto nel governatorato di Al Hasakah, in Siria, il 7 dicembre scorso e noto con il nome di battaglia di “Hiwa Bosco”.
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