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Lo scontro nel governo tedesco sulle vendite di armi ai sauditi

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È scontro aperto nella Grosse Koalition, la coalizione tra cristiano-democratici e socialisti al governo in Germania, sul tema dell’export di armamenti verso l’Arabia Saudita. Mentre il Consiglio federale per la sicurezza ha mancato di trovare un’intesa sulla fine dell’embargo della fornitura di armi a Riad – decisa in seguito all’uccisione del dissidente Jamal Khashoggi – oggi una possibile convergenza sembra allontanarsi ancora di più.

Da una parte, l’attacco del vicepresidente dell’Spd, Ralf Stegner: “Noi non vogliamo esportazioni di armi in zone di crisi e in dittature”. Sull’altro fronte, la Cdu/Csu della cancelliera Angela Merkel, che insiste su un “alleggerimento” del’embargo, anche per rispondere alla crescente irritazioni di altri Paesi europei, in primis la Francia, verso quello che viene definita la linea “imprevidibile” della Germania in fatto di politica della difesa. “Sappiamo che il tempo stringe”, ha detto il portavoce del governo Steffen Seibert, assicurando però che “i colloqui continuano in maniera intensiva”.

Nei giorni scorsi i socialdemocratici avevano proposto un’estensione di ulteriori sei mesi dello stop all’export verso Riad. Londra, ma anche e soprattutto Parigi, accusano Berlino di far dipendere tutta la politica della difesa europea “da una polemica politica interna”. Il punto è che la “linea dura” avrebbe conseguenze dirette sui progetti comuni, colpendo imprese anche non tedesche, per esempio nel caso di specifiche componenti prodotte in Germania.

Ma un’intesa a Berlino non sembra ancora in vista. La Spd, nelle parole di Stegner, ribadisce che quella saudita “è senza dubbio una dittatura sanguinaria, coinvolta anche nel conflitto yemenita“. Pertanto, “non c’è niente da aggiungere alla posizione chiara dei socialdemocratici”. Il governo afferma che “si stanno ancora cercando delle soluzioni”. Londra e Parigi aspettano. 

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