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Salvator Mundi, di Leonardo da Vinci
Dov’è finito il Salvator Mundi di Leonardo? Se lo chiedono in molti nell’ambiente artistico dopo che da mesi della celebre opera non c’è più traccia. Acquistata in un’asta di Christie’s a novembre 2017 da un facoltoso emiro al prezzo record di 450 milioni di dollari, il Salvator Mundi avrebbe dovuto essere esposto al pubblico al nuovo Louvre di Abu Dhabi da settembre 2018. Poi la data è stata procrastinata e infine cancellata.
Nel frattempo nessuno sa più che fine abbia fatto il dipinto di Leonardo. Secondo quanto riportato dal New York Times, il dipartimento culturale del Louvre di Abu Dhabi si rifiuta di rispondere alle domande, mentre un funzionario del Louvre di Parigi cui fa capo il museo di Abu Dhabi ha dichiarato al quotidiano statunitense che nemmeno loro sanno dove si trovi il dipinto.
Niente trapela nemmeno dal 33enne principe Bader bin Abdullah bin Mohammed bin Farhan al-Saud, membro di un lontano ramo della famiglia reale saudita – senza precedenti di collezionismo d’arte – che era stato identificato come il probabile acquirente anonimo dell’opera ed era diventato ministro della cultura del Paese.
Alcune ipotesi sulla sorte del quadro, riporta il sito Artribune, sono state avanzate: l’acquirente (non ancora ben identificato) potrebbe aver deciso di tenere per sé il capolavoro, in un luogo privato; oppure potrebbe aver ceduto alle voci che affermano che l’attribuzione leonardiana non sia vera, decidendo di sottoporre il quadro a ulteriori controlli (eventualità, quest’ultima, avanzata ancora dal New York Times, ma rimasta senza conferma).
Breve storia del Salvator Mundi
Commissionato dal re di Francia Luigi XII, il ‘Salvator Mundi’ figurò all’inizio del diciassettesimo secolo nella straordinaria collezione privata di Carlo I d’Inghilterra. Il dipinto sopravvisse allo smembramento della raccolta avvenuta dopo la decapitazione del sovrano, nel 1649, e fu ereditato dal figlio, Carlo II. Non è noto come il quadro finisca, il secolo successivo, nella galleria privata dei duchi di Buckingham, che lo venderanno all’asta nel 1763 insieme a tutte le altre opere conservate nel Buckingham Palace, appena ceduto alla famiglia reale.
Del ‘Salvator Mundi’ non si seppe più nulla fino al 1900, quando – spiega il sito della casa d’aste – fu acquistato da Sir Charles Robinson per la Cook Collection. Il volto e i capelli del Cristo erano stati nel frattempo ridipinti e l’autore fu identificato in Bernardino Luini, un allievo di Leonardo. La Cook Collection venne poi dispersa e il capolavoro, scambiato per una crosta qualsiasi, riapparve nel 1958 a un’asta di Sotheby’s, dove viene aggiudicato per 45 dollari per poi scomparire di nuovo fino al 2005, quando viene rilevato da un consorzio di uomini d’affari statunitensi.
Anche in questo caso l’autore viene ritenuto un allievo di Leonardo, non il Luini ma Giovanni Antonio Boltraffio.Questa volta, però, viene sollevato il dubbio che l’autore potesse essere il maestro stesso. Gli specialisti si mettono al lavoro. Dopo sei anni di complesse ricerche, il ‘Salvator Mundi’ viene autenticato quale opera di Leonardo e nel 2011 diventa la sorpresa che fa entrare nella storia la mostra della National Gallery dedicata al da Vinci.
Falliti i tentativi del museo di Dallas di acquistarlo, il quadro viene messo all’asta da Christie. Bastano 20 minuti di rilanci da capogiro e un’offerta da 450,3 milioni di dollari per far entrare il Salvator Mundi nella storia (delle aste), diventando il dipinto più costoso mai battuto in un momento in cui i “vecchi maestri” arretravano spodestati dai nomi altisonanti dell’arte contemporanea. Come Willem De Kooning, ad esempio, il cui “Interchange” del 1955 aveva detenuto in precedenza il primato di opera più cara mai venduta (300 milioni di dollari).
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