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Olanda e Regno Unito hanno dato il via alle Europee 2019

Aperti i seggi in Olanda e Regno Unito, i primi due paesi che votano per il rinnovo del parlamento europeo e che danno quindi il via alla tornata elettorale che vede coinvolti i 28 paesi membri dell’Ue e si concluderà domenica 26 maggio. Gli elettori europei sceglieranno i 751 europarlamentari in totale, un numero che si ridurrà a 705 con l’uscita di Londra dall’Ue.

IL RISCHIO POPULISTA IN OLANDA

In Olanda si gioca una sfida interna a conservatori e populisti. Il voto sarà un test per il governo del liberale Mark Rutte, già uscito traballante dalle elezioni per il Senato dello scorso 27 marzo. In quell’occasione si impose, Thierry Baudet, controverso leader del partito populista di destra Forum voor Democratie (FvD), arrivato a sorpresa primo sottraendo voti allo xenofobo Wilders grazie al suo approccio più soft. Ed ora è dato nei sondaggi testa a testa con i liberal-conservatori di Rutte (VVD), mentre il Freedom Party di Wilders rischia di esserne fagocitato.

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I sondaggi vedono in arrivo per il VVD cinque seggi, tanti quanti quelli che prenderebbe il FvD, alla sua prima prova in Europa. La differenza, come nel resto dell’Unione, la farà l’affluenza. E dato che i partiti con posizioni più estreme sono tendenzialmente quelli che smuovono più elettori, le quotazioni di Baudet sono in ascesa. La sua vittoria non sarebbe immediatamente un aiuto a Salvini e ai suoi alleati: FvD vuole entrare nel gruppo dei conservatori e riformisti (ECR) e non in quello di Lega e Front National (EFN). Ma le attuali formazioni del Parlamento Ue sono tutte destinate a cambiare dopo il 26 maggio, e gli euroscettici populisti potrebbero finire in un’unica casa.

LONDRA AL VOTO CON L’INCOGNITA AFFLUENZA

La corsa per la scelta dei 73 eurodeputati del Regno Unito da spedire a Bruxelles e Strasburgo – tutti sub iudice e destinati a uscire di scena nel momento in cui il divorzio fosse finalmente formalizzato – non ha appassionato quasi nessuno oltremanica, dove del resto l’affluenza per questo tipo di consultazione è sempre stata marginale: sotto il 40%. Non solo perché i risultati si sapranno domenica 26, quando voterà il grosso degli altri Paesi. Ma soprattutto per i venti di crisi politica scatenatisi a Londra dopo che Theresa May ha presentato il nuovo piano per la Brexit. Intanto i sondaggi danno avanti il Brexit Party di Nigel Farage, indicato al 37% dei consensi. Male i laburisti in pesante calo al 13%, scavalcato al 19% degli europeisti irriducibili in maggiore ascesa, i LibDen, e insidiato al 12% pure dai Verdi. E con i Conservatori schiantati senza più guida addirittura alla miseria d’un potenziale 7%.

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