Un’alta funzionaria dell’Onu ha avvertito che “il rischio di atrocità in Etiopia rimane alto e probabilmente peggiorerà” se il governo non interverrà con urgenza. La consigliera speciale dell’Onu per la prevenzione dei genocidi, Alice Wairimu Nderitu, ha detto alla Bbc di aver ricevuto segnalazioni di gravi violazioni dei diritti umani e abusi da parte delle forze in conflitto nello Stato regionale etiope del Tigrè, a nord del Paese del Corno d’Africa.
Non si tratta “solo della regione del Tigrè, sebbene lì vi siano combattimenti in corso, ma abbiamo anche rapporti da altre aree”, ha detto la consigliera in un’intervista all’emittente britannica. “Le atrocità non avvengono dall’oggi al domani. Ci sono cause profonde, ci sono processi e fattori scatenanti e in questo momento ciò di cui abbiamo bisogno è che il governo etiope stabilisca lo stato di diritto e un’inchiesta imparziale da svolgere per garantire l’obbligo di rendere conto di gravi violazioni”, ha aggiunto.
La guerra civile nel Tigrè è iniziata lo scorso 4 novembre, con l’invio da parte del primo ministro etiope, Abiy Ahmed, di soldati federali contro l’ormai ex partito di governo locale Fronte di liberazione del popolo dei Tigrè, dopo mesi di tensioni. Il conflitto si è ufficialmente chiuso il 28 dello stesso mese con la presa della capitale tigrina, Makallè, ma le violenze permangono nell’area colpita da una grave crisi umanitaria, con decine di migliaia di sfollati verso il confinante Sudan.
Fonte Ansa.it