Nel lontano Caucaso, la Georgia guarda con apprensione alle elezioni europee 2019. Una traumatica vittoria dei sovranisti e degli euroscettici metterebbe infatti in seria difficoltà il faticoso cammino verso l’Unione europea e la Nato della piccola repubblica ex sovietica, che subisce la pressione del vicino gigante russo, combattendo una battaglia quotidiana contro una strisciante campagna di disinformazione anti-occidentale.
Una propaganda nutrita in abbondanza di fake news, che dilaga sui social – decine gli account Facebook individuati e centinaia di troll – e anche sui media, in lingua georgiana. L’obiettivo è interrompere quella «prospettiva di integrazione euro-atlantica» che la Georgia ha intrapreso con la Rivoluzione delle rose del 2003, che portò al potere il filo-americano Mikhail Saakashvili, e che ora, dal 2012, molti dall’opposizione ritengono abbia subito un rallentamento con i governi della coalizione Sogno georgiano del miliardario Bidzina Ivanishvili, che ha smorzato i toni con Mosca.
IL 77% DEI GEORGIANI VUOLE ENTRARE NELL’UE
Un sondaggio dell’istituto demoscopico georgiano (Ndi) mostra cifre incoraggianti: il 77% dei circa 3,7 milioni di georgiani vuole entrare nell’Ue, il 56% addirittura con entusiasmo, e un 74% nella Nato. I motivi sono la speranza di una vita migliore, lavoro, e, per quanto riguarda l’Alleanza atlantica, la speranza di difendersi dall’orso russo, che preme al confine nord e che con la guerra-lampo dell’agosto 2008 ha occupato e sigillato i territori dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud, pari al 20% del suo territorio. Solo il 14% si oppone alla marcia verso l’Europa e la Nato.
GLI ATTACCHI DELLA DISINFORMAZIONE RUSSA
«Ma si tratta di un sostegno ancora tutto emotivo, non razionale e, soprattutto, non supportato da conoscenza», spiega all’Ansa Nino Bolkavadze, direttrice del Centro georgiano per l’informazione su Ue e Nato, un istituto creato per bloccare la ‘disinformatsija‘ russa. In questi anni sono circolate insinuazioni che nei laboratori del Lugar Center costruiti dagli americani a Tbilisi si stessero creando virus per la guerra batteriologica, fra cui quello della peste suina, con grave pericoli per la Georgia. O che l’Europa «proibisca di battezzare i figli» in «Paesi religiosi come l’Italia», o che una «propaganda omosessuale» martelli i cittadini di quella che alcuni chiamano ‘Gayropa’.
«Certo, vogliamo vivere meglio economicamente, ma non vogliamo la distruzione dei nostri valori», è la reazione di molta gente a questa propaganda, spiega la Bolkvadze, il cui centro ha avviato una campagna di informazione sui vantaggi dell’Ue e della Nato e che organizza anche incontri nei villaggi. «Contro questa propaganda non basta più stare sulla difensiva, smontando sui media queste bugie. Occorre fare una contro-propaganda attiva, parlando alla gente di cosa sia veramente l’Europa». Il risultato, secondo Bolkvadze, è che anche una parte dei preti ortodossi ha ammorbidito le sue tradizionali posizioni anti-occidentali. Mentre il parlamento pubblicherà in giugno i risultati di un’inchiesta approfondita, frutto della collaborazione con Ong, think-tank ed esperti, per rendere noti fonti, meccanismi e finanziamenti della campagna di disinformazione pro-russa.
LA SPERANZA DELL’INTEGRAZIONE EUROPEA
Le opposizioni ritengono che il governo attuale abbia rapporti ambigui con Mosca e temono che stia trascinando i piedi nell’avvicinamento all’Occidente. Ma, alla fine, l’attrazione deve essere nei due sensi: «Alla lunga, se l’Europa non ci viene incontro, la Georgia si stancherà di aspettare», spiega Giorgi Bardidze, storico del think-tank Georgian Foundation for Strategic and International Studies. «Le elezioni europee», sottolinea la Bolkvadze, «avranno delle ripercussioni forti qui e noi le seguiamo con molta apprensione. Se l’integrazione viene compromessa, se fra i Paesi europei si creano dei fossati, allora per noi tutto diventa più difficile» e contrastare la propaganda russa, che per fiaccare il morale della gente si nutre anche di fatti veri, come la Brexit o la crisi di consenso verso Bruxelles, potrebbe diventare una fatica di Sisifo.