MICHAEL TEWELDE / AFP
La zona vicino a Bishoftu, 60 chilometri da Addis Abeba, dove è caduto il Boeing 737 della Ethiopian Airlines
Il 2019 non sarà il miglior anno in assoluto della storia per quanto riguarda il numero di vittime in aereo, ma se avete in mente di imbarcarvi potete dormire sonni tranquilli: in volo si muore sempre meno (anche se, sfortunatamente, azzerare il conto delle vite spezzate in cielo non sarà mai possibile). Il giorno dopo la tragedia di Addis Abeba si fa fatica a crederlo, ma è così.
Nel 2018 morte 556 persone sui voli commerciali
Il record del 2017, l’anno più sicuro di sempre con appena 44 morti sui voli commerciali (quelli che trasportano passeggeri o merci, i cosiddetti cargo) per il momento resterà dunque purtroppo imbattuto: è stata l’unica volta dal dopoguerra che le vittime furono meno di cento. Lo scorso anno nei cieli di tutto il mondo hanno perso la vita 556 persone; nel 2019, con l’incidente capitato al Boeing della Ethiopian Airlines, il conto è già schizzato a 191: le 157 persone a bordo del volo partito da Addis Abeba, a cui si aggiungono i 14 passeggeri di un Douglas DC-3 colombiano precipitano il 9 marzo, i 15 di un cargo iraniano caduto a metà gennaio, i tre di un aereo di Amazon, e altri due in Bangladesh e Stati Uniti.
I dati arrivano dall’Aviation Safety Network (Asn), il sito web privato che raccoglie le informazioni sugli incidenti aerei di tutto il mondo, che ogni anno rende note le statistiche che riguardano il mezzo di trasporto più affascinante ma al tempo stesso temuto da molte persone. Per avere un’idea del rischio che si corre allacciandosi la cintura prima del decollo può essere utile sapere che, nel 2018, i voli complessivi sono stati 37 milioni. Gli incidenti appena 15, in media uno ogni due milioni e mezzo di partenze.
Una panoramica storica: gli incidenti sono sempre meno
Il 2018 è stato l’ottavo miglior anno della storia per numero di vittime a bordo: è vero che in termini assoluti il dato è il peggiore dal 2014, e sostanzialmente in linea con il 2008 (quando i morti erano stati 552), ma bisogna anche considerare il notevole aumento complessivo nel numero di voli. “Se il tasso di incidenti fosse rimasto lo stesso di dieci anni fa – spiega il Ceo di Aviation Safety Network, Harro Ranter – lo scorso anno ci sarebbero stati 39 incidenti mortali”. Prendendo come base di confronto “il 2000, sarebbero stati 64”. Secondo Ranter “questo dimostra l’enorme progresso in termini di sicurezza negli ultimi due decenni”. Secondo l’Asn, tra 1946 e 2018 gli incidenti complessivi sono stati 3205, con un bilancio di 83 mila morti.
I voli nazionali di linea sono i più fatali
I dati finora esposti riguardano, come detto, i voli commerciali, cioè quelli che trasportano passeggeri e merci. Escludendo questi ultimi, i cargo, quali tratte sono più fatali tra le nazionali e le internazionali? La risposta, seppur parziale, arriva sempre dai dati dell’Aviation Safety Network. Diciamo parziale perché il database storico, quello che consente di andare a ritroso fino al 1946, prende in considerazione soltanto i voli di linea e non i charter: la differenza tra le due tipologie sta nella programmazione che, nel caso dei voli di linea, presuppone che la tratta venga percorsa con una certa regolarità e frequenza. I charter invece operano sulle tratte variabili a seconda della richiesta del mercato.
Fatta questa doverosa premessa, i dati rivelano che i voli più pericolosi sono quelli domestici, cioè con partenza e destinazione nello stesso Paese. Dal 1946 al 2018, soltanto otto volte il bilancio delle vittime è stato più pesante tra i voli internazionali.
Allargando l’analisi ai velivoli militari, a quelli impegnati in operazioni di soccorso e anche alle esibizioni, il numero di incidenti e di vittime cresce notevolmente. Nel 2018, ad esempio, sono morte quasi 370 persone, di cui 257 soltanto nella sciagura di Boufarik, in Algeria, quando un aereo militare prese fuoco e precipitò.
La geografia degli incidenti mortali: in Italia 1310 morti
Il momento più critico, per così dire, durante un volo è la preparazione all’atterraggio. Lo rivela il report Aviation Safety pubblicato da Boeing nell’ottobre 2018. Il 32% delle morti a bordo avvengono in quella breve fase (circa il 3% nel caso di un viaggio di un’ora e mezza) che precede l’atterraggio, quando il velivolo è già allineato con la pista. Sommato al 12% degli attimi del vero e proprio contatto con il suolo, quasi una vittima su due capita nei momenti conclusivi del volo. Meno probabile è invece che l’incidente avvenga durante la crociera, cioè quando l’aereo è oramai settato all’altitudine giusta e procede spedito verso la destinazione: simili circostanze pesano per il 23% delle morti totali.
Per concludere, uno sguardo alla geografia degli incidenti fatali: l’Asn riporta che gli Stati Uniti sono il luogo dove perdono la vita più persone, oltre 10 mila e settecento persone dal ‘45 a oggi (considerando solo voli civili). Sul podio di questa tragica classifica ci sono Russia (8404) e Brasile (2728); l’Italia è al dodicesimo posto con 1310 vittime in 68 incidenti, dietro a Regno Unito e Francia.
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it.
Se invece volete rivelare informazioni su questa o altre storie, potete scriverci su Italialeaks, piattaforma progettata per contattare la nostra redazione in modo completamente anonimo.