Fino a oggi la Costituzione puniva l’aborto con il carcere. Anche in caso di gravidanza dopo uno stupro. Questo voto è una svolta storica nel cattolicissimo Paese. Decisivo il voto delle elettrici, in rivolta contro una legge “medioevale”
Dublino (Irlanda) – Modernizzazione della società, civiltà, autodeterminazione delle donne: queste sono le parole che ricorrono dopo l’esito del referendum tenutosi ieri in Irlanda. In discussione c’era l’abrogazione di un emendamento all’articolo 8 della Costituzione irlandese: finora di fatto vietava alle donne la possibilità di abortire, salvo casi eccezionali dai quali però era escluso perfino lo stupro. Insomma, una donna violentata che volesse poi abortire rischiava pure l’arresto. E chiunque aiutasse una donna ad abortire poteva essere condannato fino a 14 anni di carcere.
I risultati definitivi del referendum saranno resi noti in giornata ma gli exit polls – diffusi nella notte dall’Irish Times – parlano chiaro: il 68 per cento degli elettori avrebbe votato Sì all’abrogazione, mentre i No – i favorevoli cioè a mantenere in vigore il divieto a introdurre nel sistema sanitario l’ aborto – si sarebbero fermati al 32 per cento.
Nel caso di questo referendum si è realizzata un’insolita convergenza nazionale fra le forze politiche: pur con diverse sfumature erano tutte per il Sì all’abrogazione. Il centrodestra aveva lasciato libertà di coscienza, ma anche molti esponenti di centrodestra si erano dichiarati personalmente per il Sì. La Chiesa cattolica irlandese (da poco uscita dallo scandalo pedofilia) ha preferito mantenere un profilo basso senza scendere in politica.
Per l’Irlanda, comunque, una svolta storica, che la allinea alla legislazione in vigore negli altri Paesi europei.