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Cudjo Lewis, morto nel 1935, è stato considerato per anni l’ultimo ex schiavo della storia americana, tanto da avere una pagina dedicata su Wikipedia ed essere stato il soggetto di docufilm, libri e interviste. Non è più così: l’ultima a restare in vita è stata una donna di nome Redoshi, arrivata negli Usa nel 1860 come sposa bambina, morta due anni dopo Lewis, nel 1937, all’età di 89 anni. Lo ha rivelato la rivista Slavery & Abolition (Schiavitù & Abolizione) che ha pubblicato i risultati di una ricerca fatta da Hannah Durkin, dell’università inglese di Newcastle.
La sua storia, secondo gli studiosi, rappresenta un documento importante sulla schiavitù. Redoshi ha attraversato due secoli, passando attraverso schiavitù, Guerra Civile e Grande Depressione. In realtà non avrebbe dovuto mai arrivare negli Stati Uniti perché l’importazione di schiavi era stata vietata dal 1808, ben prima che lei nascesse. Redoshi, invece, quando aveva 12 anni fu rapita in Benin, imbarcata nel 1860 sulla Clotilde, considerata l’ultima nave di schiavi, insieme ad altre 109 persone, e portata clandestinamente negli Usa per essere venduta. Redoshi era stata accoppiata a un altro schiavo (“io non capivo la sua lingua, lui la mia”, raccontò in un’intervista nel 1932) e poi entrambi vennero venduti come marito e moglie a Washington Smith, proprietario di una piantagione di cotone in Alabama.
Da quel momento, Redoshi diventò Sally Smith: di giorno lavorava nelle piantagioni, di sera come domestica. Cinque anni dopo Sally divenne una persona libera grazie alla ratifica del tredicesimo emendamento che aboliva la schiavitù, ma continuò a lavorare per la famiglia Smith, prassi comune per gli ex schiavi. “Ci trattavano bene – raccontò Redoshi nell’intervista – quando Washington morì, restai a lavorare per la signora Smith”.
Proprio questo documento ha attirato l’attenzione della ricercatrice inglese, che ha voluto approfondire la storia degli schiavi arrivati a bordo della Clotilde. Tra loro c’era il più famoso Cudjo Lewis con il suo triste primato. Ma ora Redoshi, vivendo due anni di più, ha potuto far emergere la sua storia di schiava clandestina, l’ultima di una tragedia durata 240 anni.
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