(ANSA) – BEIRUT, 04 MAR – Dieci anni dopo lo scoppio della
guerra in Siria più della metà della popolazione siriana ha
bisogno di assistenza umanitaria in quella che la Mezzaluna
Rossa siriana (Sarc), il Comitato internazionale della Croce
Rossa (Icrc) e la Federazione internazionale della Croce Rossa e
della Mezzaluna Rossa (Ifrc) definiscono come “l’agonia” di un
intero popolo. E’ quanto emerge oggi dai dati elencati durante una
conferenza stampa online a cui hanno preso parte Khaled
Hboubati, presidente di Sarc, Peter Maurer presidente della
Croce Rossa, e Francesco Rocca presidente dell’Ifrc.
Le proteste popolari anti-governative scoppiate in Siria nella
primavera di dieci anni fa erano state represse nel sangue e si
erano poi trasformate in violenze armate su scala nazionale,
coinvolgendo gradualmente attori regionali e internazionali.
Si stima che circa mezzo milione di persone sono state uccise
nel conflitto ancora in corso e che circa metà dei 20 milioni di
siriani, che nel 2011 costituiva la popolazione totale, siano
stati costretti a lasciare le loro case come profughi all’estero
o sfollati interni. In questo contesto, Hboubati di Sarc ha
ricordato “l’agonia” in cui vivono milioni di siriani, afflitti
da una crisi economica senza precedenti, aggravata dalle
sanzioni internazionali e dalle ripercussioni causate dalla
pandemia. Ma il Covid-19 è forse una delle ultime
preoccupazioni per molti siriani. Secondo Sarc, Icrc e Ifrc, 13
milioni di persone in Siria hanno bisogno umanitario e otto di
questi non riescono a soddisfare i bisogni essenziali legati
all’alimentazione, alle cure mediche e all’educazione di base. Ecco perché, insiste Hboubati da Damasco, per moltissimi
siriani “è un lusso” procurarsi mascherine e disinfettanti.
Rocca ha su questo ricordato che misure di prevenzione
anti-covid, come il distanziamento sociale sono pressoché
impossibili da adottare in moltissimi ambiti siriani. (ANSA).
Fonte Ansa.it