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Trump: «150 morti? Troppi. Così ho annullato l’ordine di attacco all’Iran»

Serviziola crisi iraniana

di Antonella Scott

21 giugno 2019


Quel che resta del drone. Il generale iraniano Amir Ali Hajizadeh mostra alla stampa il presunto velivolo americano abbattuto

4′ di lettura

Si sarebbe rischiata la morte di 150 persone, troppe. Per questo motivo, nella notte tra giovedì e venerdì Donald Trump ha annullato all’ultimo minuto l’ordine di attacco con cui avrebbe voluto rispondere all’abbattimento di un drone americano da parte dell’Iran.

Drone che volava sopra acque internazionali, ha twittato il presidente: «La notte scorsa – ha spiegato Trump – eravamo pronti a partire per attaccare tre diversi siti. A quel punto ho chiesto, quanti moriranno? Centocinquanta, signore, mi ha risposto un generale. Dieci minuti prima dell’attacco, l’ho fermato. Sproporzionato all’abbattimento di un aereo senza pilota». Secondo quanto scrive ora il presidente americano, dunque, il modo per impedire che l’Iran acquisisca la capacità di sviluppare armi nucleari è lasciare che le sanzioni facciano effetto sull’economia. «Non ho fretta», ha detto ancora, senza però escludere la possibilità di raid nel futuro. Il timore di un confronto Stati Uniti-Iran spinge al rialzo i prezzi del petrolio, con il Brent che a Londra ieri guadagnava l’1,24% per salire a 65,25 dollari il barile.

I rischi per l’aviazione civile
All’alba di venerdì, la notizia dell’attacco annullato, contro radar e postazioni missilistiche iraniani, era stata data dal New York Times. Poco prima la Federal Aviation Administration, citando l’aumento delle attività militari e delle tensioni politiche nella regione, aveva emanato un ordine urgente vietando alle compagnie aeree americane di entrare nello spazio aereo controllato dall’Iran sul Golfo Persico e sul Golfo di Oman: indicazione subito seguita anche da British Airways, Lufthansa, KLM, Qantas, Emirates, Singapore Airlines e Malaysia Airlines, che hanno riprogrammato le proprie rotte. Secondo fonti del Pentagono, gli Stati Uniti sarebbero stati colti di sorpresa dalle capacità dimostrate dagli iraniani, che hanno lanciato un missile terra-aria fino a più di 18mila metri di altezza.

Come leggere la marcia indietro di Trump? Reale volontà di fermare un’escalation troppo pericolosa, o il riflesso di un’amministrazione divisa e confusa? Le fonti del New York Times parlano di una giornata intensa di dibattiti e discussioni alla Casa Bianca, un braccio di ferro tra i “falchi” – il segretario di Stato Mike Pompeo, il consigliere per la Sicurezza nazionale John Bolton, il capo della Cia Gina Haspel – e i leader del Congresso, che sostengono che il presidente debba consultarsi con i deputati prima di passare all’azione. Anche diversi alti ufficiali del Pentagono avrebbero invitato alla cautela, preoccupati per i rischi che corrono le forze americane nella regione.

Un messaggio per Khamenei

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