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I danni del ciclone Idai in Zimbabwe
Una giovane donna incinta è riuscita a salvarsi dalle alluvioni trovando rifugio in un albero, sul quale ha partorito il figlio. È successo nello Zimbabwe, nel distretto di Chimanimani, uno dei più colpiti dal ciclone Idai. Della storia a lieto fine in mezzo alla devastazione nell’Est dello Zimbabwe ha riferito l’emittente televisiva nazionale ‘Zbc’, rilanciando la testimonianza della neo-mamma ora ricoverata col piccolo all’ospedale di Chipinge.
“Era il 15 marzo verso le ore 22. Abbiamo sentito un rumore enorme arrivare dalla montagna. Abbiamo visto l’acqua distruggere la nostra casa e il nostro giardino. Abbiamo scalato una roccia, poi diventata instabile, e allora siamo saliti sulla montagna”, ha raccontato Tariro Guvakuva. Col marito si sono rifugiati sopra un albero “e lì che è cominciato il travaglio. Ho dato la luce a mio figlio con l’aiuto di mio marito”, ha aggiunto la donna commossa. Il neonato sta bene e in segno di gratitudine la coppia ha deciso di chiamarlo Anesu, che significa ‘Dio è con noi’ in lingua locale shona.
I distretti di Chimanimani e Chipinge sono quelli più colpiti dal passaggio di Idai, con allagamenti e smottamenti di terreno nei quali, secondo l’Onu almeno 259 persone hanno perso la vita in Zimbabwe, oltre alle 450 vittime registrate nel vicino Mozambico. Una equipe di ‘Medici senza frontiere’ (Msf) è riuscita ad entrare nel distretto di Chimanimani, per giorni rimasto isolato. Drammatico il racconto degli operatori umanitari intervenuti con una infermiera del ministero della Salute, per ora nella clinica di Nyahode e nella comunità mineraria di Charleswood, dove hanno consegnato agli sfollati farmaci essenziali, beni di prima necessità e tavolette per la potabilizzazione dell’acqua.
Ai media hanno riferito di strade spazzate via per chilometri, di ponti crollati, acquedotti distrutti, intere case, negozi e fattorie inghiottiti dall’acqua. I bisogni principali riguardano la fornitura di antiretrovirali per pazienti affetti da Hiv, cure per malattie croniche e trattamenti traumatologici oltre all’acqua potabile.
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