Due tweet e una conferenza stampa, in contemporanea a mezzogiorno e mezzo: nasce così un fronte in seno all’Ue sul Venezuela: Spagna, Francia e Germania danno gli 8 giorni al presidente venezuelano Nicolas Maduro. O il presidente indica, “entro 8 giorni”, le elezioni politiche in venezuela o i tre Paesi europei, cui presumibilmente seguiranno altri, riconosceranno come legittimo il presidente autoproclamato Juan Guaidó.
Il premier spagnolo Pedro Sanchez lo ha fatto in una conferenza stampa, il presidente francese Emmanuel Macron su Twitter mentre la Germania ha affidato, sempre via Twitter, l’incarico ai portavoce del governo. Identico il messaggio: “Il popolo venezuelano deve poter decidere liberamente del suo futuro. Senza un annuncio di elezioni entro otto giorni, potremo riconoscere Juan Guaidó come ‘presidente ad interim’ del Venezuela per sviluppare questo processo politico. Lavoriamo intensamente con i nostri alleati europei”. In serata, anche la Gran Bretagna, tramite il ministro degli Esteri Jeremy Hunt, sposa la stessa linea.
2/2 @jguaido is the right person to take Venezuela forward. If there are not fresh & fair elections announced within 8 days UK will recognise him as interim President to take forward the political process towards democracy. Time for a new start for the suffering ppl of Venezuela
— Jeremy Hunt (@Jeremy_Hunt) 26 gennaio 2019
Il governo italiano è diviso
Tale posizione è poi stata abbracciata dall’Alto rappresentante della Politica estera dei Ventotto, Federica Mogherini, tramite la quale l’Unione europea ha chiesto a Nicolas Maduro di annunciare “nei prossimi giorni la convocazione di elezioni”, altrimenti “verranno prese diverse diverse azioni” che avranno al centro anche “il tema del riconoscimento della leadership” nel paese latinoamericano.
Non prende posizione l’Italia. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nei giorni scorsi si è appellato al principio di non ingerenza. Il governo gialloverde è infatti diviso. Se nell’ala più movimentista del M5s non mancano i simpatizzanti del socialismo in salsa latinoamericana, Matteo Salvini ha chiesto più volte in modo esplicito la rimozione di Maduro.
Sto con il popolo venezuelano e contro i regimi come quello di #Maduro, fondato su violenza, paura e fame.
Quanto prima cade, senza ulteriori scontri, meglio è. #Venezuelahttps://t.co/6MIFtvOX5I— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 24 gennaio 2019
L’esercito sta con Maduro
Il presidente dell’Assemblea Nazionale, l’unica Camera del Parlamento venezuelano, Juan Guaidó, si è proclamato ‘presidente ad interim’ mercoledì scorso e ha ottenuto l’immediato riconoscimento di Stati Uniti e Canada oltre ai paesi dell’America Latina con l’eccezione di Bolivia e Messico. A causare l’esasperazione dell’opposizione nei confronti del successore di Hugo Chavez è la sempre più grave crisi economica nella quale è precipitato il Paese. Nonostante le 26 vittime avvenute tra i manifestanti negli scontri dei giorni scorsi, i due contendenti sono finora riusciti a tenere le rispettive piazze. L’esercito, in questi contesti risolutivo, è dalla parte di Maduro, quindi Guaidó potrebbe conquistare il potere con la forza solo al prezzo di un intervento militare esterno.
Mosca accusa gli Usa di tentato golpe
“Un tentativo di golpe in Venezuela contro il presidente Nicolas Maduro” è l’accusa lanciata dalla Russia durante la riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Il regime di Nicolas Maduro è “mafioso e illegittimo”, è l’accusa mossa al presidente eletto dal segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, nel corso della riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il segretario di Stato americano ha invitato tutti i paesi del mondo “a unirsi alle forze della liberta’ in Venezuela”, riconoscendo l’autoproclamato presidente a interim, Juan Guaidó.
Pompeo, al termine del suo intervento al Consiglio di sicurezza Onu, parlando con i cronisti ha affermato che gli Usa chiedono “a tutte le nazioni di mettere fine ai loro rapporti finanziari con il presidente venezuelano Nicolas Maduro”. Al tempo stesso, il capo della diplomazia Usa invita la comunità internazionale a riconoscere come capo dello Stato ad interim del Paese latinoamericano il leader dell’opposizione Juan Guaidó.
“Speriamo anche che ciascuna di queste nazioni assicuri che sarà messa fine ai loro legami finanziari con il regime di Maduro e che si permetta che le attività che appartengono al popolo venezuelano vadano ai legittimi governanti dello Stato”, ha spiegato Pompeo ai giornalisti presenti.
No descansaremos hasta derrotar el golpe de Estado que pretende intervenir en la vida política de Venezuela, echar de lado nuestra soberanía e instaurar un gobierno títere del imperio estadounidense. pic.twitter.com/jCNiabC723
— Nicolás Maduro (@NicolasMaduro) 26 gennaio 2019
Caracas: “Ingerenze infantili”
Maduro, incassato di nuovo il sostegno del Cremlino, utilizza lo stesso termine e scrive su Twitter: “Non riposeremo finché non sconfiggeremo il colpo di Stato che pretende di interferire nella vita politica del Venezuela, di mettere da parte la nostra sovranità e di istituire un governo fantoccio dell’Impero americano”.
Il Venezuela rigetta poi categoricamente l’ultimatum posto dai numerosi Paesi europei che si dicono pronte a riconoscere come presidente il capo dell’opposizione se Maduro non convocherà entro 8 giorni nuove elezioni.
“Nessuno ci può dire se delle elezioni vanno convocate oppure no”, ha detto il ministro agli Esteri venezuelano Jorge Arreza intervenendo alla riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. E ancora: “Chi siete voi per lanciare un ultimatum ad un governo sovrano? È un’ingerenza infantile”.
Se avete correzioni, suggerimenti o commenti scrivete a dir@agi.it.
Se invece volete rivelare informazioni su questa o altre storie, potete scriverci su Italialeaks, piattaforma progettata per contattare la nostra redazione in modo completamente anonimo.