(di Antonio Fatiguso)
PECHINO – Xi Jinping torna a Davos dopo 4 anni e dopo l’uscita di scena del ‘nemico’ Donald Trump con un messaggio chiaro, anche per il nuovo inquilino della Casa Bianca, Joe Biden: il multilateralismo resta la chiave per la governance globale, a fronte della sfida imposta dalla pandemia, ma la Cina non mette in discussione le sue politiche domestiche e da Paese “in via di sviluppo”. Il presidente cinese, parlando in video al World Economic Forum, ha tracciato la sua agenda e ha ammonito che “la storia e la realtà hanno chiarito che l’approccio fuorviante di antagonismo e di confronto, sia esso sotto forma di Guerra Fredda, guerra calda, guerra commerciale o guerra tecnologica, alla fine danneggia gli interessi di tutti i Paesi e mina il benessere di tutti”.
Il “multilateralismo inclusivo” e non “selettivo” dovrebbe essere “la nostra opzione”: la Cina vuole relazioni che si basino “sul rispetto reciproco” e non sul gioco a somma ‘zero’, dove “chi vince piglia tutto”. Per questo Xi ha suggerito di rafforzare il coordinamento delle politiche macroeconomiche, l’abbandono del “pregiudizio ideologico”, il perseguimento di una cooperazione vantaggiosa per tutti, la chiusura del divario tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo e l’unità contro le sfide globali, incluso il Covid-19, la cui soluzione è lontana. “Nessun problema globale può essere risolto da alcun Paese da solo, e ci deve essere un’azione globale, una risposta globale e una cooperazione globale: la via d’uscita è il multilateralismo e la costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità”. Nel 2017, tre giorni prima che Trump iniziasse la sua presidenza, Xi si presentò al Forum come difensore di libero scambio e globalizzazione contro l’isolazionismo dell'”America First” del tycoon.
Questa volta, in un messaggio all’apparenza diretto agli Usa e ai suoi partner mai citati, Xi ha denunciato le politiche dell’era Trump. “Costruire piccoli circoli o iniziare una nuova Guerra Fredda, respingere, minacciare o intimidire gli altri, imporre il ‘disaccoppiamento’, interrompere le forniture o varare sanzioni, e creare isolamento o alienazione non farà che spingere il mondo alla divisione e persino al confronto”, ha osservato il presidente cinese nel suo discorso di circa 20 minuti. Al contrario, ha promesso che la Cina continuerà sulla strada della riforma e dell’apertura della sua economia in base ai principi di mercato e degli standard internazionali, chiedendo di “abbattere gli ostacoli al commercio, agli investimenti e agli scambi tecnologici”.
Di fatto, i dati rilasciati domenica dall’Onu sul commercio hanno mostrato che gli investimenti diretti esteri in Cina sono cresciuti del 4% a 163 miliardi di dollari nel 2020, conquistando la leadership globale a danno degli Usa (-49% a 134 miliardi). Primo Paese a subire il Covid-19, la Cina è stata anche tra le prime nazioni a mettere a freno il virus e ora la sua economia, dopo il +2,3% del 2020, è attesa in crescita dell’8% nel 2021. Ancora una volta, contrastando le critiche sulla gestione iniziale della pandemia da parte di Pechino, Xi ha sottolineato come la Cina abbia assistito 150 Paesi, ribadendo il suo impegno a “una più stretta solidarietà e cooperazione”. Senza entrare nei dettagli, Xi ha respinto la pressioni internazionali sulle politiche per Hong Kong, Xinjiang e Taiwan. “Le differenze nella storia, nella cultura e nel sistema sociale non dovrebbero essere una scusa per antagonismo o confronto, ma piuttosto un incentivo a cooperare. Dobbiamo rispettare e accogliere le differenze, evitare di immischiarci negli affari interni di altri Paesi e risolvere i disaccordi con le consultazioni e il dialogo”, ha detto.
Fonte Ansa.it