“Il messaggio della famiglia di Patrick è straziante. Noi non perdiamo ancora la speranza che nelle prossime 72 ore possa succedere qualcosa che possa consentirgli di trascorrere il suo Natale (orientale, ndr) a casa con la famiglia. È un messaggio che ci ricorda tempi lontani, quello delle sedie vuote intorno a un tavolo familiare.
Patrick non è un desaparecido ma un detenuto sottratto alla sua libertà, ai suoi affetti, alla sua famiglia e alla sua Bologna.
Speriamo che per il 7 gennaio succeda qualcosa”. Così all’ANSA Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia commenta il messaggio che la famiglia del ricercatore egiziano dell’Università di Bologna ha lasciato ieri sera sui social.
È quasi un anno che Patrick George Zaki, ricercatore di 29 anni, è detenuto in Egitto con accuse che spaziano dalla propaganda sovversiva al terrorismo. A Bologna stava frequentando un master europeo, fino al 7 febbraio scorso quando, atterrato al Cairo per una breve vacanza in famiglia, è stato arrestato, torturato secondo i suoi legali, e da allora è nel calvario di continui rinnovi della custodia cautelare nonostante una mobilitazione internazionale incessante in suo favore. La prossima udienza è prevista per metà gennaio.
Fonte Ansa.it