Il primo appuntamento del festival diffuso La Rinascita inizia dalla bellezza 2.0, in programma fino a settembre a Barberino e in altri spazi del Mugello, porta la firma di Catalyst e del regista Riccardo Rombi, con il debutto in prima nazionale di una nuova produzione, un’originale versione del classico di Molière Il malato immaginario che sarà in scena al Teatro Corsini di Barberino di Mugello (Viale della Repubblica 3) da venerdì 11 a martedì 15 giugno, ore 21.00 (sabato 12 e domenica 13 giugno ore 19.00). Biglietti: Intero 15 euro (Ridotto Coop 12 euro, ridotto Estate Card 10 euro, studenti 8 euro). Biglietti in vendita presso la biglietteria del Teatro Corsini e sul Circuito Box Office Toscana e Ticketone | ticketone.it Prenotazione obbligatoria ai numeri 055 841237 – 055 331449.
Dietro la commedia si nasconde l’amara rivelazione della tragedia della condizione umana: fragile e subordinata ad eventi incontrollabili. E’ questo che spinge a portare in scena oggi il testo di Molière che, se nel XVII secolo trovava la sua ragion d’essere nell’accesa critica sociale all’ignoranza e alla scienza intesa come religione, oggi, in questo delicato momento storico, si fa ancora più attuale.
Lo spettacolo ci guida alla ricerca dell’umano ritrovato, alla ricerca di quell’umanità profonda e smarrita che dovrebbe essere il nostro faro, aldilà delle convinzioni ideologiche, politiche e scientifiche.
L’energia e la freschezza della nuova produzione di Catalyst, sono il frutto di un intenso lavoro del cast, in buona parte under 35, composto, dagli attori Riccardo Rombi, Giorgia Calandrini, Dafne Tinti, Giovanni Negri, Marco Mangiantini e dal talentuoso musicista Gabriele Savarese, in un dialogo continuo con gli attori e gli eventi.
IL MALATO IMMAGINARIO – La nuova produzione Catalyst inaugura la trilogia “L’UMANO RITROVATO”, dedicata all’opera di Molière.
Il personaggio di Argan, interpretato da Riccardo Rombi, è un uomo inacidito e imbruttito dalla vita che cerca nella medicina la risposta a un vuoto esistenziale incolmabile. Un uomo rinchiuso nel suo piccolo ed egoistico mondo, fatto di purghe e prescrizioni terapeutiche assurde, soffocato da flaconi e boccette, così ottenebrato dalle sue convinzioni e dalle sue paure da non distinguere neppure gli affetti sinceri dagli impostori. Insomma un uomo del XVII sec., ma anche un esempio di uomo di oggi, perso nella marea di informazioni e false verità che arrivano da ogni dove, un uomo che non ha più un punto di riferimento e per questo decide di affidare la propria vita a ciarlatani e approfittatori. Circondato da molti, ma profondamente solo, il protagonista ha perso la capacità di comprendere l’unica vera realtà: quella dell’umanità, intesa come sentimento di condivisione, compassione e apertura verso l’altro.
Argan è il perno di un meccanismo a orologio in cui tutti gli altri personaggi si muovono come precisi ingranaggi. Dal centro del palco, sulla sua poltrona, il sedicente malato si trova a interagire con un variegato teatrino di tipi umani: la giovane figlia, innamorata e determinata, la moglie Belina, opportunista e falsamente apprensiva, il viscido notaio Bonafede, i due medici ciarlatani, i giovani pretendenti di Angelica, il fratello Beraldo, la voce del buonsenso e la fidata Toinette. In un susseguirsi incessante di botta e risposta, in cui le ragioni e le irragionevolezze dei personaggi danno vita ad un dibattito (dove tutti alternativamente assumono il ruolo di imputati, giudici e inquisitori) a tratti surreale, a tratti grottesco, in cui emergono importanti riflessioni sulle relazioni familiari, sulla vita, sulle priorità dell’essere umano, e sull’importanza del raziocinio e del buonsenso. Dietro la commedia si nasconde l’amara rivelazione della tragedia della condizione umana: fragile e subordinata ad eventi incontrollabili.
E’ questo che ci spinge a portare in scena oggi il testo di Moliere, che nel XVII secolo trovava la sua ragion d’essere nell’accesa critica sociale all’ignoranza e alla scienza intesa come religione e che in questo momento storico non potrebbe essere più attuale. Il teatro, più che darci qualche risposta, ci obbliga a porci qualche domanda in più, insegnandoci a ragionare con buon senso e praticità, mettendo da parte paure irrazionali e soluzioni altrettanto irragionevoli dettate dall’egoismo.
Lo spettacolo ci guida alla ricerca dell’umano ritrovato, alla ricerca di quell’umanità profonda e smarrita che dovrebbe essere il nostro faro, aldilà delle convinzioni ideologiche, politiche e scientifiche.
L’energia e la freschezza della nuova produzione di Catalyst, sono il frutto di un intenso lavoro del cast, in buona parte under 35, composto, dagli attori Riccardo Rombi Giorgia Calandrini, Dafne Tinti, Giovanni Negri, Marco Mangiantini e dal talentuoso musicista Gabriele Savarese, in un dialogo continuo con gli attori e gli eventi.