Bologna – Promuovere una contrattazione e contratti “di qualità” nel mondo del lavoro significa, invece che tagliare livelli retributivi e comprimere diritti fissati per legge, favorire un’occupazione vera. Come? Attraverso tutele extra, a partire da formazione e welfare, verso l’applicazione dei contenuti dei contratti “attraverso la bilateralità”. È il ritornello che risuona oggi pomeriggio a Bologna all’evento “La contrattazione di qualità è rappresentatività”, nell’ambito del Festival del Lavoro 2022, organizzato da Fonarcom, Fondo Paritetico Interprofessionale Nazionale per la Formazione Continua già scelto da 170.000 aziende e 1,25 milioni di lavoratori, e Cifa Italia. Spaziando tra contrattazione collettiva, salario minimo e rappresentatività, e ricordando che in molti settori i livelli retributivi della contrattazione Cifa-Confsal appaiono già tra i più alti rispetto alla media, il convegno in piazza della Costituzione manda un messaggio al ministro del Lavoro Andrea Orlando: è condivisibile la proposta, dello stesso ministro, di considerare come salario minimo per ciascun comparto la retribuzione dei contratti collettivi nazionali “migliori”, preservando in ogni caso il ruolo della contrattazione, contando sul sostegno della bilateralità e rivedendo la rappresentatività.
Secondo il direttore dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro Bruno Giordano, che parla da remoto al convegno, “contrattazione collettiva, salario minimo e rappresentatività costituiscono tre facce del più importante prisma costituzionale del diritto del lavoro. Calati nell’attuale momento storico, gli articoli 36 e 39 della Costituzione”, quelli sulla retribuzione proporzionata e sulla libera organizzazione sindacale, “devono essere letti in tutto il loro significato propulsivo e moderno, quindi come strumento di coesione sociale e di qualità del lavoro”.
Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro sindacalista, assicura che la soluzione sarebbe proprio quella di legare il salario minimo per legge ai contratti migliori, per ogni categoria: “Soltanto se esiste un’impresa di qualità- spiega in sala l’ex ministro- può esistere la qualità del lavoro. La stella polare deve essere il lavoro a tempo indeterminato, al cui interno la prestazione sia flessibile sulla base delle esigenze di produttività delle imprese, da un lato, e delle esigenze del lavoratore di conciliare i tempi di vita e di lavoro, dall’altro”. Aggiunge Damiano sulla stretta attualità: “In Italia siamo in una situazione di bassi salari e per migliorare il potere d’acquisto delle retribuzioni è necessario rinnovare i contratti, rivedere l’indice dei prezzi al consumo armonizzato a livello europeo, l’Ipca, che non contiene nel suo paniere beni essenziali come I costi dell’energia importata dall’estero, e ridurre il cosiddetto cuneo fiscale”. Infine, sprona Damiano d’accordo con Orlando, “è utile adottare il salario minimo per legge, nel senso di paga base più contingenza utilizzando i contratti migliori di ciascuna categoria, metalmeccanici, chimici, tessili e così via. E questo per sconfiggere dumping salariale e contratti pirata”.
Anche secondo Andrea Cafà, presidente di Cifa Italia e di Fonarcom, “lo strumento da privilegiare per la garanzia dei trattamenti salariali minimi è la contrattazione collettiva, e ancor più quella di qualità, capace di garantire, oltre al salario, anche altre forme di tutela che incentivino la produttività aziendale e l’occupabilità del lavoratore. Per questo- rimarca Cafà- condividiamo la posizione espressa dal ministro del Lavoro Orlando di istituire il salario minimo, prendendo come riferimento le retribuzioni dei contratti più rappresentativi”. Già con l’accordo interconfederale del 2019, ricorda Salvatore Vigorini, presidente Unpi e del Centro studi InContra, “Cifa e Confsal ribadivano come il contratto collettivo fosse l’unico strumento capace di assolvere la funzione di garanzia dei trattamenti economici e normativi minimi e rinnovavano l’impegno a non sottoscrivere accordi che favorissero forme di dumping salariale”. Ribadisce allora Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale Confsal, intervenendo a distanza ai lavori di Bologna: “Per dare attuazione al sacrosanto diritto di ogni lavoratore di percepire un salario minimo occorre anzitutto eliminare la ritenuta erariale- puntualizza Margiotta- che grava sui salari bassi e che rappresenta un’iniqua tassa sulla povertà. Le parti sociali Cifa e Confsal sono impegnate a debellare il fenomeno del dumping e a implementare una contrattazione collettiva di qualità”.
Ed è stata Donata Gottardi, professoressa di Diritto del lavoro dell’Università di Verona, a segnalare al convegno l’importanza, in questa fase e forse non solo, della comparazione dei contratti collettivi, che porta alla trasparenza: “È proprio la trasparenza- nota Gottardi- che può colmare la ferita dei differenziali retributivi di genere”. In questo modo, conclude la prof nel suo messaggio, “si apre inoltre una prospettiva innovativa, utile anche alla giurisprudenza, che sta brancolando nel buio, chiamata com’è a decidere il livello retributivo minimo sulla base dell’equità, senza avere solidi strumenti in un sistema di relazioni industriali sempre più complesso”.