Rovine di cemento e colonne di fumo disegnano il paesaggio della guerra più assurda e incomprensibile che
Renata Ferri
Osservare la guerra oggi significa declinare una nuova grammatica dell’atto del guardare.
Porsi in una relazione intima tra chi guarda e il mondo guardato.
Tenere insieme la cronaca e la storia.
Francesca Mannocchi
Si inaugura martedì 10 settembre alle 18.30 a Forma Meravigli, Milano, la mostra Di fronte a una guerra che presenta i lavori dei due fotografi che hanno vinto le ultime edizioni del Premio Amilcare Ponchielli: “La battaglia di Mosul” di Emanuele Satolli (2017) e “Life; Still” di Alessio Romenzi (2018). L’esposizione promossa e organizzata dal GRIN (Gruppo Redattori Iconografici Nazionale), a cura di Renata Ferri, è a ingresso gratuito e resterà aperta fino al 20 ottobre 2019. Forma Meravigli è una iniziativa di Fondazione Forma per la Fotografia in collaborazione con la Camera di Commercio di Milano e Contrasto. Il Premio Amilcare G. Ponchielli, riservato a fotografi italiani o residenti in Italia, è stato creato dal GRIN nel 2004 e premia ogni anno un progetto fotografico pensato per la pubblicazione su un giornale, un sito web o di un libro.
Le fotografie di Satolli e Romenzi – simili per formazione ed esperienza, differenti per scelta linguistica e formale – che hanno documentato con profonda sensibilità e grande professionalità la guerra alla brama di un assurdo califfato del terzo millennio, la guerra dell’Isis. Un conflitto che ha cambiato per sempre l’immaginario dei conflitti contemporanei, imprimendo drammaticamente nei nostri occhi scene di apocalisse cinematografica colme di echi di guerre passate.
Emanuele Satolli, vincitore dell’edizione 2017, ha ricevuto il riconoscimento per il lavoro “La battaglia di Mosul”: una straordinaria documentazione della guerra che ha visto Mosul, seconda città più popolosa dell’Iraq, cadere nelle mani dello Stato Islamico nel giugno del 2014. Due anni dopo è iniziata la battaglia dell’esercito iracheno, affiancato dai curdi pashmerga e dalle forze speciali americane, per liberarla. Un anno di guerra che si è concluso il 10 luglio 2017 con un bilancio terrificante di migliaia di vittime civili, non a caso definito il più duro conflitto urbano dalla fine della Seconda guerra mondiale. Satolli durante questo periodo ha compiuto sei viaggi, spesso embedded con le forze irachene, alcuni su commissione di testate internazionali, altri come freelance. Il suo lavoro esposto è una sintesi di questo impegno, coraggioso e paziente, che trova negli sguardi degli innocenti la denuncia dell’orrore. Si avvicina ai prigionieri, catturati ovunque e ammassati sul selciato, segue le milizie per testimoniare le deflagrazioni, fotografa i soccorsi ai feriti, la fuga delle donne con i bambini in braccio.
Alessio Romenzi ha vinto l’ultima edizione del Premio Ponchielli con il lavoro “Life, Still”. Il teatro di guerra è lo stesso o meglio, è ancora più ampio, comprende la Libia, la Siria e l’Iraq. La battaglia si è appena conclusa e il nemico, l’Isis, forse è sconfitto. Romenzi realizza questa serie tra dicembre 2018 e aprile 2019. Abbandona la sua lunga e significativa esperienza di fotoreporter per una fotografia più lenta e riflessiva. Il corpo immobile, il cavalletto, il formato panoramico a dilatare la scena, la ricerca e l’attesa per la migliore inquadratura. Il fotografo non corre più tra i sibili dei proiettili e il fragore delle granate. Nel silenzio dell’apocalisse si guarda intorno. Davanti ai suoi occhi cumuli di macerie, Mosul, Raqqa e Sirte, città fantasma in cui piccole tracce di vita si manifestano con timore: un semaforo acceso, due ragazzi sullo scooter, un negozio di vernici circondato da edifici ridotti in polvere.
In collaborazione con il G.R.I.N (Gruppo Redattori Iconografici Nazionali)