© Su concessione del MiBACT | Gaetano Previati, Nel prato (Pace), 1889-90. Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti
In occasione del centenario della morte, nel 2020, la città natale rende omaggio a Previati con una mostra al Castello Estense (dall’8 febbraio al 7 giugno), organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Comune di Ferrara che conserva, tra le collezioni delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, un vasto fondo di dipinti e opere su carta dell’artista.
La rassegna presenterà al pubblico circa 70 opere, accostando una scelta di olii, pastelli e disegni delle collezioni civiche ferraresi (circa 40) ad un importante nucleo di opere concesse in prestito da collezioni pubbliche e private.
Completano la selezione alcuni importanti documenti inediti.
Il titolo dell’esposizione, Oltre la cornice, vuole evidenziare la tensione costante, nella ricerca di Previati, verso il superamento dei tradizionali confini della pittura “da cavalletto”, intesa come messo espressivo, come codice visivo o ancora come modalità di interazione con il pubblico. Affascinato dall’espressione dei sentimenti e dall’impegno nei grandi formati per la sua educazione tardoromantica, Previati mette in gioco, però, un approccio sperimentale ai soggetti e ai meccanismi della visione che gli permette di raggiungere esiti inediti.
Per questo la sua ricerca occupa un fondamentale ruolo di snodo nel rinnovamento dell’arte italiana al volgere del secolo. Previati è stato considerato un erede dei maestri del passato, una figura guida del divisionismo italiano, ma anche uno degli esempi per i giovani futuristi. Proprio per questa posizione affascinante e complessa, la sua vicenda artistica ha ancora diverse zone d’ombra che meritano di essere esplorate.
Ad aprire la mostra è un bozzetto del visionario dipinto Gli ostaggi di Crema, del 1879, che vale a Previati, non ancora trentenne, la prima affermazione pubblica e la reputazione di «indole artistica ardita fino all’esagerazione». All’interesse per i temi storici si affianca presto la fascinazione per i soggetti “maudits” e la mostra presenta, per la prima volta affiancati, le Fumatrici di oppio della Ricci Oddi e il bozzetto ad olio di collezione privata.
La svolta fondamentale nella carriera di Previati coincide con l’adesione al Divisionismo e anche in questo caso la mostra propone un’opera emblematica, la Pace o Nel Prato di Palazzo Pitti, il «primo tentativo della tecnica nuova della spezzatura del colore, una tecnica che dà l’impressione di una maggiore intensità di luce» come afferma lo stesso pittore. Grandi disegni, dipinti e materiali inediti documentano quindi il progetto di trasferire in pittura le impressioni musicali, intorno alla vicenda ferrarese della Parisina.
Un’altra celebre storia d’amore, quella di Paolo e Francesca, sollecita a più riprese la fantasia di Previati, culminando nel capolavoro del 1909, una vera e propria pittura di “stati d’animo” che si espandono oltre i confini della tela: per questa ragione l’opera è considerata una delle matrici del celebre trittico degli Stati d’animo di Umberto Boccioni.
L’approccio innovativo dell’artista ferrarese investe anche i tradizionali generi pittorici, come testimonia la sezione dei dipinti a tema religioso, che riunisce alcune opere chiave, dai Magi della Pinacoteca di Tortona al Trafugamento del corpo di Cristo delle collezioni civiche ferraresi. Quanto al paesaggio, Previati procede a spogliare la scena di dettagli per lasciare spazio alla gioiosa espressività del colore e della luce. Nella straordinaria tela, Colline liguri (1912-13), una distesa di prati cosparsi di gerani è, insieme alla volta celeste, l’assoluta protagonista di una visione che trasmette una sensazione di pienezza e immensità.
Valorizzando le nuove possibilità offerte dall’industria editoriale, con le illustrazioni per i Racconti di Edgar Allan Poe e con quelle per i Promessi sposi manzoniani, il ferrarese sperimenta un nuovo codice di illustrazione-stato d’animo: in mostra, disegni e pastelli ispirati ai celebri testi di Poe e di Manzoni.
Con il ciclo delle Vie del commercio (1914-16) per la Camera di Commercio di Milano il cerchio si chiude e le tematiche della modernità al centro della poetica di Marinetti e Boccioni offrono nuove possibilità alla pittura decorativa dell’anziano maestro. Uno dei grandi pannelli del ciclo per il nuovo salone di ricevimento, La ferrovia del Pacifico, viene eccezionalmente esposto in mostra, corredato di disegni. Si tratta di una delle prove più affascinanti della tarda maturità, con cui Previati dà prova di sapersi muovere oltre il recinto dei temi tradizionali per cimentarsi con l’immaginario tecnologico e “globale”.