© 2005 Olafur Eliasson / neugerriemschneider, Berlin / Tanya Bonakdar Gallery, New York – Los Angeles. Ph. Olafur Eliasson | Olafur Eliasson, The collectivity project, 2005 | 3rd Tirana Biennale, Albania, 2005
La Fondazione Nicola Trussardi annuncia The collectivity project, un’installazione partecipativa dell’artista danese-islandese Olafur Eliasson (b. 1967), a cura di Massimiliano Gioni. L’installazione site-specific – che da martedì 14 aprile a domenica 3 maggio 2020 darà vita a un paesaggio urbano immaginario, ideato e costruito dal pubblico – verrà realizzata in occasione dell’Art Week milanese, coordinata dal Comune di Milano, e della Design Week, in un luogo pubblico, simbolo della città di Milano, che sarà svelato all’inizio del 2020.
Dopo A Friend, l’imponente intervento su scala urbanistica concepito per i due caselli daziari di Porta Venezia dall’artista ghanese Ibrahim Mahama nel 2019, e Sacrilege, la gigantesca installazione gonfiabile del celebre artista britannico Jeremy Deller – che nel 2018 ricostruiva in scala 1:1 nel parco delle sculture di CityLife il sito archeologico di Stonehenge – la Fondazione Nicola Trussardi ha invitato Olafur Eliasson a realizzare per la settimana dell’arte uno dei suoi progetti partecipativi più noti.
Con The collectivity project l’artista invita il pubblico a progettare, costruire e ricostruire un immenso paesaggio immaginario, una città in costante formazione ed evoluzione realizzata utilizzando oltre due tonnellate di mattoncini LEGO® bianchi messi a disposizione di tutti i passanti su grandi tavoli appositamente allestiti nello spazio pubblico. Come spesso accade con le installazioni di Olafur Eliasson, The collectivity project genera un luogo per la conversazione e lo scambio tra le persone, dando vita a una grande opera collettiva che da un lato racchiude una visione utopistica del nostro futuro e dall’altro riflette concretamente sui recenti sviluppi e le continue trasformazioni del tessuto urbano della città di Milano e di altre grandi metropoli contemporanee.
La ricerca artistica di Olafur Eliasson spazia tra scultura, pittura, fotografia, film e installazioni, ma non si limita ai confini del museo o della galleria, coinvolgendo anche la più ampia sfera pubblica attraverso progetti di architettura, interventi nello spazio civico, educazione artistica e un costante approfondimento delle urgenze del nostro presente, come la sostenibilità e il cambiamento climatico. Eliasson opera infatti nel terreno di incontro tra arte e scienza: mosso dall’interesse verso i temi della percezione e del movimento, e dalla volontà di instaurare un dialogo tra le persone e l’ambiente che le circonda, con il suo lavoro trasforma la realtà in una dimensione evocativa ed emozionante, in grado di offrire esperienze con cui si possono confrontare spettatori di tutte le età.
Le sue opere sono il risultato di rigorosi studi scientifici, supportati da una costante ricerca dedicata a scandagliare l’universo delle sensazioni umane e le condizioni cognitive e culturali che plasmano la nostra percezione. Spaziando da ambienti fatti di colore, luce e movimento a installazioni che approfondiscono i fenomeni naturali, il lavoro di Eliasson si pone come parte di uno scambio continuo con il visitatore. L’artista definisce le proprie opere come «dispositivi per l’esperienza della realtà», concepiti per produrre maggiore consapevolezza sul modo in cui interagiamo e interpretiamo il mondo.
The collectivity project è stato realizzato per la prima volta a Tirana nel 2005 e poi installato a Oslo nel 2006, a Copenaghen nel 2008 e a New York nel 2015. In questa occasione, la Fondazione Nicola Trussardi presenterà The collectivity project in uno degli spazi pubblici più importanti del centro storico della città di Milano.
L’installazione è commissionata dalla Fondazione Nicola Trussardi nell’ambito della Milano Art Week 2020, un programma di eventi, inaugurazioni e aperture straordinarie nei musei e nelle istituzioni pubbliche e private, che raccoglie i principali operatori milanesi nella settimana di miart, la fiera d’arte moderna e contemporanea di Milano, con la regia del Comune di Milano.
The collectivity project di Olafur Eliasson fa parte di una serie di incursioni realizzate dal 2013 dalla Fondazione Nicola Trussardi in occasione di miart: una serie di progetti speciali, mostre temporanee, performance e interventi pop-up che hanno portato a Milano artisti internazionali tra cui Ibrahim Mahama, Jeremy Deller, Sarah Lucas, Gelitin, Darren Bader e Stan VanDerBeek.
Olafur Eliasson
Nato nel 1967, Olafur Eliasson vive e lavora a Copenhagen e a Berlino. Cresciuto in Islanda e Danimarca, ha studiato alla Royal Danish Academy of Fine Arts dal 1989 al 1995. Nel 1995 si è trasferito a Berlino, dove ha fondato lo Studio Olafur Eliasson, che oggi comprende artigiani, architetti, archivisti, ricercatori, amministratori, cuochi, programmatori, storici dell’arte e tecnici specializzati. Dalla metà degli anni Novanta Eliasson è stato protagonista di numerose mostre e importanti progetti in tutto il mondo, in musei e istituzioni tra cui MoMA – Museum of Modern Art (New York), SFMOMA (San Francisco), Tate Modern (Londra), Martin-Gropius-Bau (Berlino), Pinacoteca do Estado de São Paulo (San Paolo), Louisiana Museum (Copenaghen), Fondation Louis Vuitton (Parigi), Moderna Museet (Stoccolma), Long Museum (Shanghai), Samsung Museum of Art (Seoul). Nel 2003 ha rappresentato la Danimarca alla 50. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia. Più tardi nello stesso anno, ha installato The weather project alla Turbine Hall della Tate Modern, a Londra, una delle mostre più visitate nella storia del museo britannico. Eliasson ha anche prodotto numerosi progetti in spazi pubblici. Green river è stato realizzato in varie città tra il 1998 e il 2001. Insieme all’architetto Kjetil Thorsen ha progettato il Serpentine Pavilion 2007 per i Kensington Gardens di Londra. Nel 2008 il Public Art Fund gli ha commissionato The New York City Waterfalls, delle cascate artificiali installate lungo le rive di New York. Nel 2011 ha inaugurato Your Rainbow Panorama, una passerella circolare in vetro colorato in cima al Kunstmuseum ARoS (Aarhus, Danimarca). Nel 2011, a Reykjavik, in Islanda, ha creato le facciate dell’Harpa Concert Hall and Conference Centre, in collaborazione con Henning Larsen Architects, progetto per il quale ha vinto il premio Mies van der Rohe nel 2013. Con Ice Watch ha trasportato iceberg in via di scioglimento dalla Groenlandia a Copenaghen nel 2014 e a Parigi in occasione della COP21 Conferenza sul clima nel 2015. Nel giugno del 2018 ha completato a Vejle, in Danimarca, Fjordenhus, il primo edificio progettato interamente da lui e dal team di architetti dello Studio Olafur Eliasson. Come professore alla Berlin University of the Arts, Eliasson ha guidato l’Institut für Raumexperimente (Institute for Spatial Experiments; 2009-2014): un programma sperimentale di cinque anni di educazione alle arti ubicato nello stesso edificio del suo studio (raumexperimente.net). Nel 2012 Eliasson e l’ingegnere Frederik Ottesen hanno fondato Little Sun, un progetto globale per fornire energia pulita ed economica alle comunità senza accesso all’elettricità, un social business che incoraggia lo sviluppo sostenibile attraverso la vendita di lampade e caricabatterie ad energia solare Little Sun e che aumenta la consapevolezza globale della necessità di un accesso equo all’energia e alla luce (littlesun.com). Nel 2014 Olafur Eliasson e l’architetto Sebastian Behmann hanno fondato lo Studio Other Spaces, un ufficio internazionale per l’arte e l’architettura con sede a Berlino. Come controparte legata all’architettura dello Studio Olafur Eliasson, Studio Other Spaces si concentra su progetti di costruzione interdisciplinari e sperimentali e lavora nello spazio pubblico (studiootherspaces.net).