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Oscar Piattella. Disgregazione e unità. Solcando la misura rinascimentale di Urbino

© Ph. Sanio Panfili | Oscar Piattella, I giardini del cosmo, 2017 acrilico su tavola, cm. 40,5 x 42,9

Costo del biglietto: Ingresso Card Pesaro Cult (3 euro, validità annuale) o biglietto unico Pesaro Musei, libero fino a 18 anni

Nel 2020, anno delle celebrazioni per il cinquecentenario della morte di Raffaello, la Fondazione Pescheria – Centro Arti Visive di Pesaro presenta: “Disgregazione e unità. Solcando la misura rinascimentale di Urbino”, mostra personale dell’artista marchigiano Oscar Piattella (Pesaro 1932).

Organizzata in collaborazione con il Comune di Pesaro – Assessorato alla Bellezza e la Regione Marche, con main sponsor Inveco Holding Spa, l’esposizione si inaugura il 31 marzo e sarà visitabile fino al 7 giugno 2020.

La mostra, a cura di Alberto Mazzacchera, ha come fulcro il corpus di opere dell’ultimissima quanto densa produzione del pittore pesarese che, nell’atelier sotto le imponenti pareti rocciose del Catria, per una vita intera ha indagato declinazioni e rifrazioni della luce, raggiungendo inusitate vette spirituali con le sue creazioni astratte. Come sottolinea il titolo, Piattela ha nutrito e nutre la sua ricerca di matrice informale, solcando la misura del Rinascimento matematico del Ducato di Urbino e, nel rileggere in chiave attualissima le magistrali fughe prospettiche presenti in tanta pittura, propone una sua personale e avvincente inquadratura, una prospettiva altra, gravata del compito di introdurre lo sguardo verso l‘infinito.

Da qui l’idea di presentare l’artista in concomitanza ai tributi per Raffaello, che è figlio di quella superba cultura rinascimentale urbinate, attecchita nella capitale del piccolo stato, infine Ducato, che i Montefeltro erano andati ritagliandosi dal Trecento all’interno dello Stato della Chiesa.

Annota il curatore come “Piattella si sia più e più volte soffermato, mentre andava riflettendo sulle sue scelte, sulle grandiose opere custodite nel Palazzo Ducale di Urbino, come sull’architettura stessa di tale formidabile ‘città in forma di palazzo’ dove gli spazi in certe ore del giorno inondandosi di luce, sembrano dilatarsi e scontornarsi al punto da rendere metafisiche le candide superfici di calce e di pietra”.

Il percorso allestito al Centro Arti Visive Pescheria presenta la sua evoluzione artistica attraverso 55 dipinti su tavola, in tre sezioni legate da un potente e preciso uso del colore. Un cromatismo che anche quando perde spessore materico a vantaggio di superfici levigate, si mantiene inalterato. Nel Loggiato sono esposti due nuclei di lavori “storici”: 10 opere “materiche” (a partire dal 1957) e 18 opere “semi-materiche” (anni 2000-2011) e nella chiesa del Suffragio le opere più recenti: 26 dipinti e un grande polittico (anni 2014 -2020), chiaro riferimento alla Pala di Giovanni Bellini conservata ai Musei Civici di Pesaro.

L’omaggio a Piattella non vuole essere un passaggio scontato, un atto di memoria doverosa. Qui si palesa una produzione a tratti totalmente innovativa e al tempo stesso perfettamente in linea con quel “rumore di fondo” che marca l’intera produzione di questo inesauribile maestro, il suo “fraseggio geometrico” oggi più che mai evidente. Negli ultimi anni, dopo aver catturato gli astri sulle sue tele e tavole, è la curvatura dello spazio che lo conduce a tracciare, con colori a tratti neoespressionisti, nuovi spazi di luce, fisici e al contempo interiori. In questo cammino di ininterrotta ricerca, sempre in bilico tra coerenza e riconoscibilità da un lato e la necessità di continuare a sperimentare dall’altro, Piattella ha tracciato ulteriori elementi d’orizzonte.

Spiega Mazzacchera: “attraverso una costruzione matematica, una rigorosa suddivisione delle tavole in quadrati o rettangoli, un tracciare punti di convergenza e incidere linee su linee, quadrati su quadrati, rombi su rombi, per mezzo di un lavoro meticoloso e senza tregua nel suo atelier del Catria, Piattella da corpo ad una suggestiva visione dell’universo e dello spazio che, come già avvenne per le opere materiche, necessita ora solo di essere assimilata dallo spettatore. L’artista offre questi nuovi dipinti allo sguardo di chi dopo inutili tentativi classificatori, dovrà arrendersi e abbandonarsi alle suggestioni dei colori, alla potenza delle molteplici rifrazioni della luce che da sempre contrassegnano le sue opere, ed ora anche al gioco interminabile, magnetico delle linee che si intrecciano, si sovrappongono, aprendo a spazi interiori.”

Oscar Piattella (Pesaro, 1932) sin dall’inizio delle sue esperienze artistiche si muove nell’ambito dell’Informale con una particolare attenzione ai materiali. Il suo esordio artistico avviene con la prima personale alla Galleria Ariete di Milano nel 1958 presentato da Franco Russoli. Il lavoro di Piattella si snoda nel corso degli anni Sessanta e Settanta in modo del tutto autonomo, solitario ma mai avulso dalla contemporanea ricerca europea alla quale egli guarda con estrema attenzione. Molte sono le partecipazioni ad avvenimenti internazionali e numerose sono le esposizioni personali quali: Milano, 1958, 1968, 1973, 1975; Roma, 1960, 1970, 1971, 1978, 1980, 1987; Torino, 1973; Urbino, 1987, 2017; Bologna, 1988; Parigi 1989, 1997; Perugia, 1991, 2019; Taiwan 1997, 2000; Genova, 1998; Pesaro, 1982, 2002; Tours, 2006; Gubbio 2010; Tournay, 2013; Monte Vidon Corrado, 2016. Numerosi sono i premi ed i riconoscimenti nazionali che gli sono stati tributati.

Catalogo di mostra (quadricromia, cm 24,5×28, pp. 140)
Testi critici di Enrico Capodaglio, Bruno Ceci, Aldo Iori, Alberto Mazzacchera
Testimonianze di Oscar Piattella e di Ugo Amati, Fernando Barbetti, Anna Buoninsegni, Renato Bertini, Michele Bianchi, Bruno Bruni, Pierangelo Cesaretti, Antonio Delle Rose, Ivano Dionigi, Sanio Panfili, Feliciano Paoli, Umberto Piersanti, Fabio Scotto, Rita Vitali Rosati.

Inaugurazione martedì 31 marzo ore 18

Fonte

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