di Franco Pelella
Caro direttore, ammiro molto la scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo. Sono quasi sempre d’accordo con quello che dice e scrive ma questa volta non è così. In un articolo dedicato alle pandemie che si sono succedute nella nostra storia ha scritto, tra l’altro: “Ecco la forza della scienza riuscire a risalire la storia di quegli oggetti invisibili – i virus, recenti o antichi – fino alla loro genesi, seguirne con precisione l’evoluzione, ogni mutazione, per poter poi immaginare nuove domande e disegnare nuove strade da seguire, verificare, raccontare.
Quelle strade ci permetteranno sicuramente di essere più preparati un domani, così come oggi siamo più preparati di un secolo fa, se e quando dovremo affrontare la prossima emergenza” (Bio-scienza; D di Repubblica, 23/5/2020). La mia opinione è che in questa occasione la senatrice Cattaneo avrebbe dovuto descrivere più i limiti che la forza della scienza. Perché è apparsa evidente l’impreparazione dei virologi rispetto alla novità costituita dal Covid-19.
Essi, non conoscendo le caratteristiche del virus, inizialmente non sono stati in grado di prevedere né di quali tipi di patologie avrebbero sofferto le persone colpite né le misure precauzionali che si sarebbero dovuto prendere per limitare il diffondersi del virus. Per questi motivi gli operatori sanitari (medici e infermieri) sono stati mandati allo sbaraglio venendo colpiti loro per primi dal virus mentre gli ospedali più che essere luoghi di cura sono diventati i primi elementi diffusori del contagio. Il risultato è costituito da milioni di contagiati e da migliaia di morti in tutto il mondo.
Franco Pelella