Alla fine di dicembre il buco dell’ozono dell’Antartide è tornato a chiudersi. Nel 2020 il buco dell’ozono era tornato d’attualità, in quanto aveva raggiunto una grandezza eccezionale, a causa di condizioni meteorologiche favorevoli alla distruzione dello strato d’ozono.
Quando si parla di buco dell’ozono si fa riferimento ad un assottigliamento ciclico dello strato d’ozono in stratosfera, tra i 10 e i 50 chilometri d’altitudine. Tale strato costituisce un importantissimo schermo protettivo dai raggi solari più dannosi per la nostra pelle.
Il buco dell’ozono 2020 era cresciuto rapidamente da metà agosto scorso, raggiungendo il picco di circa 24,8 milioni di chilometri quadrati il 20 settembre, diffondendosi su gran parte del continente antartico. Si è trattato di uno dei buchi più grandi e profondi dall’inizio del monitoraggio risalente al 1979.
Questo buco così eccezionale è stato provocato da un vortice polare insolitamente forte, stabile e freddo e da temperature molto fredde nella stratosfera. La situazione è stata esattamente l’antitesi di quella del 2019, quando il buco dell’ozono antartico fu insolitamente piccolo e di breve durata.
Queste ultime due stagioni del buco dell’ozono dimostrano come ci può essere una variabilità estrema di anno in anno. Si comprendono meglio quelli che sono tutti i fattori responsabili della sua formazione, estensione e gravità.
Nonostante il bando dei clorofluorocarburi, vi è bisogno di un’azione a livello globale costante per applicare nel modo più incisivo il protocollo di Montreal. Fra le altre cose, il protocollo vieta anche tutte le emissioni delle varie sostanze chimiche che contribuiscono a ridurre lo strato d’ozono.