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Coronavirus Italia: scuole aperte, scelta che comporterà nuove restrizioni

Meticoloso lavoro svolto nelle scuole tutta l'Estate, e che prosegue, per garantire la sicurezza.
Meticoloso lavoro svolto nelle scuole tutta l’Estate, e che prosegue, per garantire la sicurezza.

Il Covid-19 pone un ulteriore segno più in Italia, ormai i 3000 casi giornalieri sono vicini, ed il Governo sta per adottare nuove misure con un DPCM.

Da una parte c’è il diritto all’istruzione, alla socialità, alla normalità, alla possibilità dei ragazzi di intrattenere rapporti sociali con i loro coetanei, con i compagni di scuola. Ma forse l’apertura di scuole, avvenuta, sotto la pressione di scontri di varie fazioni della politica, ci nuove restrizioni.

Un balzo in avanti nei contagi è stato la conseguenza delle attività svolte quest’estate per scampare dal totale fallimento il turismo, le attività ricettive, le discoteche. Tutte scelte indirizzate a ridurre l’impatto negativo di quella che è una pandemia globale.

Con i mesi l’opinione pubblica ha visto ammalarsi di Covid-19 personaggi noti, capi di Stato, Re e Regine. Nel frattempo, c’è chi ancora oggi contesta le misure di prevenzione, chi pretende di non indossare la mascherina come previsto. A tal proposito, specie all’estero, manifestazioni e proteste sono state imponenti.

Se la nostra società fosse composta da costoro e da ciò sovente leggiamo nei social network, siamo destinati a estinguerci con questa o la prossima pandemia.

Ma siamo ben certi che i contestatori e i leoni da tastiera rappresentano una minoranza.

L’apertura delle scuole ha portato parecchi problemi, e lo stiamo già osservando da quanto scrivono i giornali e la tv, anche se con opinioni discordanti. Ma ormai ci siamo abituati, anche sull’epidemia c’è stato un balletto vergognoso di opinioni diffuse a mezzo stampa che hanno generato confusione. E qui entrano in gioco gli esperti, i virologi.

I maggiori esperti indicano che sarà metà ottobre quando vedremo gli effetti dell’apertura delle scuole. Il virus, nel frattempo, si sta propagando velocemente, così dice oggi il professor Crisanti (e non solo).

Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità e membro del Cts mette in guardia sui numeri del contagio da Covid-19: ma sostiene che l’attuale aumento dei casi non dipende dall’apertura delle scuole. E ricorda: “distanziamento, mascherine, lavaggio delle mani e niente assembramenti sono gli imperativi per convivere col virus fino al vaccino.”

Tutte indicazioni già note, e che buona parte di noi stanno adottando. Ma soprattutto, sempre il dottor Franco Locatelli afferma che in Italia non avremo un altro lockdown.

Ma siamo certi di questo? Ci dissero che non avrebbero chiuso Milano come Wuhan e abbiamo trovato bloccata per mesi l’intera Italia.

C’è da dire che in Italia siamo diventati esperti della lotta alla pandemia, un modello riprodotto in altri Paesi, anche se purtroppo gli errori si fanno, probabilmente in buona fede, soprattutto per ridurre l’impatto nefasto di questa catastrofe.

Torniamo all’apertura delle scuole, queste comporteranno un aumento dei casi, in quanto è impossibile controllare cosa fanno i giovani, i ragazzi al di fuori delle classi, se adottano quelle misure indicate dal Consiglio Superiore di Sanità. A prima vista, molti ragazzi non sono così attenti ad alcune specifiche.

Inoltre, si leggeva, sempre in un altro giornale l’intervista ad un virologo che sosteneva che i più giovani manifestano la malattia con una carica virale molto alta, e sono molto contagiosi. Questo implica l’innesco di una bomba a orologeria nelle famiglie, in quanto i ragazzi e i bambini tornano a casa, dove gli attendono i familiari, tra cui nonni. Sulle conseguenze non ci vuole una laurea in malattie infettive per conoscerlo.

Sarà pur vero che dovremo attendere metà ottobre per comprendere quello che sarà l’impatto della riapertura delle scuole, ma forse con tutti i denari spesi si poteva rafforzare la didattica distanza, fornendo adeguati strumenti. In classe si sarebbe potuti tornare alternando il 50% delle presenze con la didattica a distanza che comunque in molti Istituti è stata mantenuta, seguendo questo modello.

Con numeri di studenti ben più contenuti in classe, avremmo ridotto ulteriormente i rischi di contagio, specie più avanti nella stagione, quando giungerà l’influenza. Il tutto senza spendere in banchi monoposto che già si sapeva non sarebbero arrivati. Ma si sa che la politica fa promesse che non può mantenere, ed ormai tutti i Governi sono in permanente campagna elettorale.

Tra le altre cose, non si dice che una percentuale non marginale di contagi sta avvenendo tra gli insegnanti, lavoratori che in Italia, nonostante i titoli di studio equivalenti a quelli di professionisti con redditi ed elevate tutele, sono trascurati.

Un database aggiornato ad oggi indica che sono 1056 le scuole dove finora si è registrato almeno un caso di positività al Coronavirus. Sono numeri che generano maggiori disagi e impatto di quelli dei contagi giornalieri che vengono diffusi dai mass media.

È pur vero che dovremo convivere con il virus del tempo, ma ci saremmo evitati le prossime restrizioni che a varie categorie comunque faranno danni economici. Insomma, per ora il vaccino che abbiamo contro il Covid-19 è la precauzione.

Questa è la mia opinione, come tante che leggerete.

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