Torna a far preoccupare l’epidemia di COVID. Gli ultimi dati del 1° ottobre riferiscono di oltre 2500 contagiati in sole 24 ore in Italia. E nella maggior parte dei paesi a noi vicini va peggio, anche molto peggio. Gli esperti affermano, però, che i numeri sono ancora bassi rispetto all’elevato numero di tamponi che si svolgono, con una media che viaggia ormai attorno ai 100 mila al giorno.
Secondo il virologo Crisanti, intervistato dall’Huffington Post, se i casi rimanessero attorno ai 2500 sarebbe un grande successo. Se, invece, cominciassero ad aumentare al ritmo di 500 in più al giorno, allora bisognerebbe preoccuparsi. I casi attuali non sono paragonabili a quelli del periodo febbraio-marzo, quando, con ogni probabilità, vi erano dai 40 a i 50 mila nuovi casi al giorno. Il virus ha sì rialzato la testa, sfruttando l’allentamento del lockdown, la ripresa delle attività e dei contatti sociali, ma siamo ancora molto lontani dai numeri di questa primavera.
C’entra la riapertura delle scuole in questo aumento di contagi? Secondo Crisanti gli effetti della ripresa didattica saranno visibili dopo il 15 ottobre, mentre per il fisico Sestili c’è la possibilità che siano già visibili nel numero attuale dei contagi.
Tra i preoccupati annoveriamo il virologo Burioni, che ha twittato “Le cose cominciano a mettersi peggio. Vi prego, state attenti, mantenete le distanze, portate le mascherine, evitate luoghi affollati al chiuso, lavatevi le mani. Il virus è lì fuori, infettivo e nocivo come nella scorsa primavera. Dipende tutto da noi.”
Intanto, è notizia recentissima, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e sua moglie Melania sono positivi al coronavirus. Una doccia fredda per il presidente, che a lungo ha sottovalutato gli effetti della pandemia e che ora dovrà affrontare l’ultima parte della campagna elettorale col fardello del contagio da COVID.
Ma ci sono anche buone notizie. L’Agenzia europea per il farmaco ha iniziato l’iter di approvazione del vaccino sviluppato a Oxford e prodotto dall’Astra-Zeneca. Ciò non significa che lo avremo necessariamente presto a disposizione, per il momento vengono infatti analizzati solo i dati di laboratorio, ma è il primo vaccino che giunge a questa fase, l’ultima prima dell’approvazione definitiva.
Passi avanti si stanno facendo sul fronte dei farmaci curativi. Il vaccino non sarà, infatti, l’unica arma per sconfiggere per sconfiggere il virus, in quanto non potrà coprire l’intera popolazione e ci potrebbe volere più tempo per svilupparne uno molto efficace. Sarà importante, pertanto, in tempi brevi, avere a disposizione anche farmaci specifici.
Secondo la maggior parte degli esperti, dovremo convivere con il virus, senza aver a disposizione né un vaccino né una cura specifica, ancora per diversi mesi, probabilmente almeno fino alla prossima primavera.