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Ghiacciai e innalzamento del mare: il pericolo viene dall’Antartide

I ghiacciai Pine Island e Thwaites, situati nel mare di Amundsen nell’Antartide occidentale, sono tra i ghiacciai in più rapida evoluzione della regione antartica e sono responsabili del maggior contributo all’innalzamento del livello del mare proveniente dall’Antartide. I danni osservati nei ghiacciai mostrano aree altamente crepacciate e fratture aperte, entrambi segni che le zone di taglio su entrambi i ghiacciai, dove la piattaforma di ghiaccio è sottile, si sono indebolite strutturalmente negli ultimi dieci anni, secondo un nuovo studio pubblicato National Academy of Sciences.

Thwaites è uno dei ghiacciai a flusso più veloce in Antartide, la velocità della sua superficie supera i 2 km/anno nei pressi della sua linea di galleggiamento e sarebbe la struttura responsabile di un enorme innalzamento del livello del mare se collassasse. Il livello complessivo del mare sta aumentando di circa 3,5 millimetri all’anno, e Thwaites da solo contribuisce per circa il 4% o il 5%. Il ghiacciaio Thwaites è spesso indicato come il ventre debole della calotta glaciale dell’Antartide occidentale.

Il nuovo studio ha utilizzato immagini satellitari da più fonti e modelli per valutare quanto velocemente entrambi i ghiacciai si ritereranno se l’attuale tasso di disgregazione continuasse.

Le piattaforme di ghiaccio fungono essenzialmente da contrafforti per i ghiacciai. Un nuovo danno alla piattaforma di ghiaccio attiva quindi un processo di feedback, che accelera la velocità con cui il ghiaccio tende a disintegrarsi.

I ricercatori ritengono che il processo di feedback abbia portato le piattaforme di ghiaccio a essere predisposte per un’ulteriore disintegrazione e a grandi eventi di distacco, simili a quelli avvenuti nell’ottobre 2018 e nel febbraio 2020, in cui un ritiro senza precedenti si è verificato nella piattaforma di ghiaccio.

La maggior parte dello scioglimento avviene sotto la superficie, dove l’acqua dell’oceano è calda, ma i danni sulla superficie aggiungono ulteriore preoccupazione e accelerano la disintegrazione dei ghiacciai.

Gli scienziati sono giunti a capire negli ultimi anni quanto le fratture e le crepe siano enormemente importanti nelle piattaforme di ghiaccio per il processo di fusione. Tante domande importanti non hanno però ancora risposta, ma, nonostante le legittime preoccupazioni e il riscaldamento climatico in atto, si ritiene che probabilmente non ci sarà un crollo diffuso dei due ghiacciai entro la fine del secolo.

Fonte meteogiornale.it

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