La Terra sta perdendo ghiaccio ad una velocità molto più forte che in passato: il dato degli ultimi 30 anni indica che si è passati da una perdita annua di 0,8 miliardi di tonnellate, che si riscontrava ad inizio anni ’90, agli 1,3 miliardi di tonnellate all’anno registrate nel 2017.
L’aumento del tasso di perdita di ghiaccio, nel corso del periodo osservato, sarebbe pari al 65% in più. Per capire quanto possa essere un miliardo di tonnellate dovremmo immaginare un cubo di ghiaccio da 10 chilometri di lato.
Il trend continua a registrare quindi un peggioramento inarrestabile. Questa è la conclusione a cui sono i giunti i ricercatori guidati dall’Università di Leeds nel Regno Unito, tramite i dati ricavati dai satelliti ERS, Envisat e CryoSat dell’ESA, oltre che dalle missioni Copernicus Sentinel-1 e Sentinel-2.
Questa maggiore perdita di ghiaccio del Pianeta è legato al forte incremento di fusione nelle calotte dell’Antartide e della Groenlandia, quindi in entrambi gli emisferi. Lo scioglimento dei ghiacci contribuisce peraltro ad innalzamento il livello dei mari, venendo a mancare la capacità riflettente del ghiaccio.
Al momento le calotte glaciali si stanno comportando secondo il peggiore tra gli scenari stabiliti dal Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici. L’innalzamento del livello del mare, se questo pessimo trend non dovesse variari, avrà impatti molto gravi sulle comunità costiere già entro questo secolo.
Un contributo determinante all’aumento della perdita di ghiaccio non può che essere attribuito al riscaldamento dell’atmosfera e degli oceani, che risultano essersi riscaldati rispettivamente di 0,26° C e 0,12° C per decennio a partire dal 1980.